GINEVRA (WSI) – L’incremento della basa salariale in tutta Europa. È questa la ricetta segreta per ridurre finalmente con decisione il tasso di disoccupazione ancora troppo elevato nel continente, specie nei paesi che attraversano le maggiori difficoltà economiche. È la tesi di un professore di management dell’università di Ginevra, Michel Ferrary.
In un editoriale pubblicato sul quotidiano svizzero Le Temps, il docente spiega che le autorità europee dovrebbero varare un piano coordinato per arrivare a una crescita generalizzata dei salari. Questo permetterebbe di ridurre le disuguaglianze in termini di salari che si sono accentuate ultimamente in Europa.
Per raggiungere lo stesso scopo quello che stanno facendo governi e datori di lavoro è attuare una deregolamentazione del diritto del lavoro. I fatti contraddicono la retorica secondo cui se le imprese riescono a tornare ad avere margini di investimento, potranno creare posti di lavoro.
Il costo del lavoro non spiega il tasso di disoccupazione, secondo Ferrary. I paesi che hanno attraversato un grande incremento del costo del lavoro non hanno visto un tasso di occupazione abbassarsi drasticamente durante la crisi finanziaria, mentre quelli che avevano un costo basso hanno visto l’occupazione rimanere stagnante o diminuire.
I paesi come Italia, Spagna e Portogallo hanno pagato poi una riduzione della popolazione attiva, a causa del fenomeno dell’emigrazione. La Germania e la Norvegia, invece, hanno riscontro un incremento della popolazione attiva.
Il tasso di disoccupazione è legato invece alla debole offerta di lavoro a causa di una remunerazione troppo bassa rispetto alla concorrenza. Gli italiani che possono permetterselo preferiscono andare a lavorare in Svizzera, Inghilterra o Germania, dove possono trovare condizioni salariali migliori. A parte qualche rara eccezione, chi lavora lo fa per necessità e non per piacere.
Alla fine, insomma, “le politiche pubbliche europee che riducono i salari e rendono più precario il posto di lavoro non fanno che aggravare il problema della disoccupazione e incoraggiare l’emigrazione“.
Fonte: Le Temps