(9Colonne) – Roma, 17 lug – Giovanni Guzzetta e Mario Segni, membri del comitato promotore del referendum sulla riforma elettorale, spiegano in una lettera al Corriere della Sera come spenderanno i finanziamenti raccolti: “Alcuni politici ironizzano sul fatto che la battaglia referendaria sarebbe motivata da un nostro desiderio di arricchimento e che sarebbe un’iniziativa costosa che grava sulle tasche dei cittadini. Quando la polemica si riduce a questo tipo di insinuazioni, vuol dire che si è arrivati al fondo. I cittadini sanno bene quali siano e dove esplodano i costi della politica. Basterebbe dare un’occhiata al bestseller dell’anno, la Casta di Rizzo e Stella. Le accuse al nostro movimento sono surreali, ipocrite e false. Non solo non abbiamo avuto finora alcun finanziamento pubblico, ma non ci siamo vergognati di chiedere sostegno ai cittadini. Come esempio di trasparenza vi spieghiamo come spendiamo i soldi. Fin qui abbiamo raccolto, su 500 mila necessari, circa 430.000 euro. Così reperiti: 150.000 provengono da un prestito di An, il cui rimborso è subordinato al fatto che i referendum si tengano, e che il comitato ottenga i 500.000 euro di rimborso previsti dalla legge; 52.000 euro sono il ricavo di una cena di autofinanziamento a Milano e 16.000 di una cena simile a Roma. Il resto proviene da versamenti individuali, per un totale di 149.000 euro. Le voci principali di spesa sono costituite dalla stampa e dall’invio di moduli, manifesti e volantini; dai rimborsi spese agli autenticatori; dall’attrezzatura (telefoni, computer e simili). Tolte queste spese, mancano all’appello oltre 70.000 euro. Per questo lanciamo una sottoscrizione urgente. E, a titolo di confronto, ricordiamo che ogni anno i partiti ricevono, solo per il sostentamento della loro stampa, oltre 55 milioni di euro. Gli stessi partiti che si presentano come novelli moralizzatori”.
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