NEW YORK (WSI) – Un’emorragia di fondi hedge come quella degli ultimi due anni non si vedeva dai tempi della grande crisi finanziaria. Dal 2015 in Europa 530 fondi hedge hanno chiuso i battenti contro l’arrivo di 452 nuovi fondi. Un gruppo di money manager, con l’appoggio di grandi guru del mondo degli investimenti come George Soros e Donald Sussman di Paloma Partners, sta tentando di invertire il trend.
I nuovi fondi sono in numero inferiore rispetto a quelli che cessano le attività, ma sono avviati da trader che si sono fatti una reputazione presso le migliori società di investimento del mondo. Neil Phillips e Jonathan Fayman, ex gestori di BlueBay Asset Management, hanno reperito più di $2 miliardi da investitori navigati come per l’appunto Soros.
Per il suo fondo creditizio, l’ex manager di Highbridge Capital Management John Aylward, 37 anni, ha ricevuto 300 milioni di dollari da Paloma Partners. È dal 2009 che non si vedeva una tale mole di gestori di qualità vogliosi di affermarsi e mostrare che si possono fare soldi in un contesto difficile come quello attuale di tassi zero o negativi.
Erik Serrano Berntsen, chief executive officer di Stable Asset Management, un gruppo che investe in fondi hedge per le startup, ha dichiarato a Bloomberg che “tutti i migliori investimenti, per certi versi, sono un po’ contrarian di natura”.
Gli investitori non sono più pronti ad affrontare le alte commissioni chieste dai fondi hedge – di solito il 2% degli asset e il 20% della performance – e vorrebbero sostenere un impegno economico meno gravoso.
Questo sta creando opportunità nel settore, nel quale si è venuto a formare un vuoto tra i grandi nomi che sono diventati sempre più popolari e quelli meno noti che invece faticano a sopravvivere. “Nel mezzo si è creato un vuoto da colmare“, racconta Marcello Sallusti, che ha abbandonato Egerton Capital U.K. dopo 16 anni per avviare il suo proprio fondo hedge.
“In un mondo con tassi di interessi azzerati, gli investitori sono alla ricerca di opportunità di investimento a basso costo” e una startup, per esempio, non necessita di asset pluri miliardari in gestione per evitare esborsi dispendiosi.
Fonte: Bloomberg