La riduzione di un punto dell’aliquota Irpef più bassa lascerebbe nelle tasche del contribuente 12,5 euro al mese, nella migliore delle ipotesi: è quanto ha calcolato Il Consiglio nazionale dei commercialisti.
“Numeri alla mano, condividiamo le perplessità espresse da più parti sul rapporto costi – benefici della riduzione al 22% dell’attuale aliquota Irpef del 23%”, ha dichiarato presso la commissione Finanze del senato il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti, Massimo Miani, “invitiamo governo e maggioranza a concentrare le risorse su interventi più mirati che possono lasciare veramente il segno, come quelli sulle partite Iva, tenendo però conto dei nostri suggerimenti per non creare pericolosi effetti distorsivi”.
Nonostante i vantaggi individuali ridotti, l’ammanco provocato dal taglio di un punto nell’aliquota Irpef più bassa sarebbe notevole per lo Stato: 4,1 miliardi di euro, in quanto andrebbe a toccare tutti i 30,8 milioni di contribuenti che dichiarano una imposta netta positiva. Pochi spiccioli, sì, ma divisi fra decine di milioni di persone. Come anticipato, il beneficio mensile sarebbe di 12,5 euro per i 22 milioni di contribuenti che dichiarano oltre 15mila euro, per poi scendere a 7,3 euro per gli 8,8 milioni che dichiarano un reddito annuo inferiore a tale soglia.
Pochi giorni fa la Uil, in un intervento firmato dal segretario confederale Domenico Proietti, aveva calcolato gli effetti dell’altra proposta ventilata dal governo: quella di una riduzione a 3 aliquote dell’imposta Irpef (che attualmente ne prevede 5) al 21% per lo “scaglione” di reddito compreso tra i 15.000 e i 28.000 euro; al 38% per lo “scaglione” di reddito compreso tra i 28.000 e i 75.000 euro; al 43% per lo “scaglione” di reddito superiore ai 75.000 euro.
Secondo la Uil il “vantaggio significativamente maggiore” andrebbe ai “redditi medio alti” in quanto “il beneficio più consistente, pari a 1.680 euro annui, andrebbe a circa il 2% dei lavoratori”. Nel dettaglio, “il guadagno netto per un lavoratore con un reddito annuo lordo di 15.000 euro è pari a 300 euro, ovvero 23 netti al mese su 13 mensilità. Il maggior reddito aumenta proporzionalmente con il crescere del reddito fino ad attestarsi a stabilizzarsi per i redditi superiori a 75.000 euro lordi, per questi il risparmio fiscale sarà pari a 1.680 euro annui, ovvero, 129 mensili su 13 mensilità”.
Quest’ultima opzione di un riordino e riduzione delle aliquote Irpef, tuttavia, sarebbe assai più onerosa da finanziare – oltre che penalizzante, in termini di distribuzione dei benefici, per le classi sociali più basse.