Roma – Carovane di cammelli, ladri, prostitute, monaci, venditori di tappeti e artisti l’hanno solcata per 1.500 anni. La Via della Seta (o, più precisamente, le Vie della Seta) ha rappresentato la rete dell’economia del mondo che ha fatto grande Roma, la Cina, l’Impero mongolo, Venezia. Poi il mondo è cambiato e il canale è stato ostruito. Ma oggi diversi Paesi dell’Eurasia spingono per riaprirla e, tra questi, anche la Cina, che sta tornando a essere la potenza globale di un tempo.
“La costruzione del grande passaggio eurasiatico sta accelerando”, ha detto il primo ministro cinese Wen Jiabao parlando a Urumqi, la capitale della provincia del Xinjiang, secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa ufficiale cinese Xinhua. “Una ‘Via della seta’ multidimensionale, che consiste di strade, ferrovie, voli aerei, oleodotti e gasdotti, sta prendendo forma”, ha continuato il capo del governo cinese.
Per Pechino l’apertura della via occidentale è strategicamente fondamentale. In primo luogo perché permette di evitare che i suoi approvigionamenti debbano passare prevalentemente dal mare, con i rischi connessi alle vie marittime nel sudest asiatico, dove i “competitor” regionali e globali della nuova potenza emergente potrebbero riuscire, in caso di conflitto a creare blocchi. In secondo luogo perché accrescerebbero l’influenza di Pechino in Asia centrale, una regione ricca di risorse energetiche. In terzo luogo perché renderebbero più diretti, costanti e meno costosi i commerci con l’Europa. (segue)