(Teleborsa) – In conseguenza della flessione dei consumi che ha caratterizzato il 2009, anche per le imprese commerciali questo è stato un anno particolarmente difficile. Negli ultimi tre trimestri il trend sembra però in leggera risalita, con flessioni delle vendite che dal -4,8% tendenziale del periodo giugno-settembre 2009 sono passate al -3,8% di fine anno, e al -2,5% del primo trimestre 2010. Nel primo trimestre 2010 sembra fare un balzo in avanti il commercio al dettaglio di prodotti alimentari, in flessione, rispetto allo stesso trimestre del 2009, inferiore ai 2 punti percentuali (rispetto a valori sempre superiori ai 3 punti e mezzo segnati nel corso dell’anno). Le famiglie italiane continuano invece a ridimensionare la spesa dei beni non alimentari che registrano la maggiore riduzione tendenziale delle vendite, pari a -3,3%, scontando ancora la fragilità della domanda interna e qualche ritardo nell’avvio della ripresa. Continua, infine, ad essere migliore della media la dinamica, pur sempre negativa, di Ipermercati, supermercati e grandi magazzini che chiudono il trimestre con una leggera flessione (-0,6%), probabilmente anche grazie a politiche commerciali incisive messe in campo dalla Grande Distribuzione Organizzata. Nel complesso, si confermano in difficoltà soprattutto le imprese più piccole (con 1-19 dipendenti): nei primi tre mesi dell’anno, solo 9 su cento registrano incrementi tendenziali delle vendite, contro il 33% di quelle di maggiori dimensioni. Per l’intera fascia dimensionale le vendite si contraggono quindi del 3,9% rispetto allo stesso periodo del 2009, mentre le imprese con oltre 20 dipendenti chiudono il trimestre quasi in pareggio (-0,3%). A livello territoriale, particolarmente forte è stato l’impatto della crisi dei consumi sulle aziende commerciali del Sud che, nonostante gli ultimi due trimestri di relativo miglioramento a livello nazionale, non sono riuscite a mostrare particolari segnali di reattività, anzi hanno segnalato contrazioni tendenziali delle vendite quasi doppie rispetto alla media nazionale. Nelle altre ripartizioni la flessione del fatturato appare più contenuta e, nell’ultimo trimestre, inferiore alla media nazionale, oscillando tra il -2,4% del Nord Est e il -1,3% del Centro. Le previsioni relative al fatturato per il II trimestre 2010 sembrano però segnare un più deciso ottimismo: nel complesso, il saldo tra attese di aumento e di diminuzione delle vendite supera i 20 punti percentuali, con il 31% di imprese che si attende incrementi di vendite e il 9% che, invece, ancora teme flessioni. Questi segnali di ottimismo sono molto evidenti da un lato per la GDO (+47 punti il saldo), dall’altro per le imprese commerciali di maggiore dimensione, per le quali il saldo tra previsioni di incremento e di calo delle vendite si attesta a ben +51 punti percentuali (in contrasto con il più modesto +4 relativo alle aziende commerciali con meno di 20 dipendenti). Il maggior contributo a queste aspettative positive delle aziende più grandi proviene da un settore che, fino ad oggi, sembra aver sofferto maggiormente della crisi della domanda, ossia quello del commercio al dettaglio di prodotti non alimentari (+54 il saldo). Questo recupero andrebbe in primo luogo ricondotto ad un positivo “effetto prenotazioni” a seguito del varo del “Decreto Incentivi” lo scorso marzo, che ha contribuito a modificare in misura considerevole gli umori degli operatori del settore.
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