Società

Commerzbank: Germania pronta a vendere il suo 16,5%. E MPS?

La Germania è più avanti dell’Italia. Mentre il governo di Giorgia Meloni sta ancora valutando come cedere la sua quota residua di MPS, Berlino viaggia spedita nella vendita della sua quota rimanente in Commerzbank, segnando un passo importante verso la completa privatizzazione dell’istituto bancario dopo il salvataggio statale del 2008, che costò allo Stato tedesco 18,2 miliardi di euro.

L’ingresso in Commerzbank «è stato importante per proteggere la stabilità del mercato finanziario nel mezzo della crisi bancaria», ha dichiarato il sottosegretario alle Finanze, Florian Toncar. “La vendita sarà trasparente, non discriminatoria e market-friendly», ha annunciato l’Agenzia finanziaria tedesca, che gestisce la partecipazione, attualmente pari al 16,5% del capitale, per un valore di mercato di 2,5 miliardi di euro.

Germania vende quota Commerzbank

Il governo tedesco era entrato nel capitale della banca nel 2008 per stabilizzare l’istituto colpito da una crisi finanziaria. Attualmente, la partecipazione è del 16,5%, con un valore di mercato di circa 2,5 miliardi di euro. Considerando che Commerzbank è tornata profittevole dal 2021, il governo tedesco ha deciso di vendere la quota residua.

“Siamo lieti di affermare che la stabilizzazione era la scelta giusta. La situazione economica della banca è costantemente migliorata dal 2021″, sottolinea Eva Grunwald, membro del direttivo dell’Agenzia delle Finanze, aggiungendo “l’impegno del governo federale durante la crisi finanziaria ha impedito un effetto domino con conseguenze imprevedibili dal punto di vista macroeconomico”.

La view di Equita Sim

Come ricordano gli analisti di Equita l’agenzia delle finanze tedesca ha indicato che la procedura esatta, il volume e le tempistiche dell’uscita devono ancora essere determinate in base alle condizioni di mercato. Tuttavia l’indicazione che la vendita sarà “trasparente, non discriminatoria e market friendly” suggerisce – sottolineano i broker della Sim milanese- ‘la possibilità che il processo di dismissione potrebbe avvenire attraverso un Abb’, ovvero un accelerated bookbuilding sul mercato.

La cessione della quota di Commerzbank da parte dello Stato tedesco da un lato crea ‘overhang sul titolo nel breve termine – soprattutto nel caso in cui non dovesse comparire un operatore industriale nell’azionariato – e dall’altro tuttavia apre a potenziali scenari di M&A, con la banca che – senza la presenza pubblica – diventa teoricamente contendibile’. Ad oggi Commerzbank capitalizza 15,5 miliardi, con un Rote in area 8% e un Cet1 al 14,8%’.

Il confronto con l’Italia e il caso MPS

La decisione di Berlino è simile a quella di altri Paesi europei, come Regno Unito, Italia, Paesi Bassi e Grecia, che stanno liquidando le partecipazioni acquisite durante la crisi finanziaria, approfittando delle valutazioni elevate prima di possibili riduzioni dei tassi da parte della Banca Centrale Europea (BCE).

Un esempio recente è il gruppo bancario irlandese AIB (Allied Irish Banks), che all’inizio di questa settimana ha annunciato il riacquisto di azioni dal governo irlandese. Questo fa parte di un piano per rimborsare i contribuenti che avevano sostenuto la banca durante la crisi. L’operazione riflette la volontà di molti governi di capitalizzare sulle valutazioni più alte delle banche, ora che il settore sta mostrando segnali di ripresa.

In modo simile, nel Regno Unito, il governo ha gradualmente venduto azioni del gruppo NatWest, precedentemente noto come Royal Bank of Scotland (RBS), riducendo così la sua partecipazione. RBS fu uno degli istituti più colpiti durante la crisi finanziaria e necessitò di un ampio intervento statale per evitare il collasso.

Diversa invece è la situazione per l’Italia e la sua partecipazione nel Monte dei Paschi di Siena (MPS). Nonostante il ritorno all’utile della banca senese, il governo italiano deve ancora definire una strategia chiara per ridurre la sua partecipazione dal 26% attuale a meno del 20% entro la fine del 2024, come concordato con la Commissione Europea. Questa incertezza potrebbe essere dovuta al desiderio di massimizzare il valore della quota, stimata attualmente a 1,6 miliardi di euro.

Un ulteriore complicazione per MPS è rappresentata dalla recente decisione della Corte d’appello di Firenze, che ha stabilito che le obbligazioni subordinate coinvolte nel burden sharing del 2017 devono essere risarcite. Questo verdetto ha avuto un impatto negativo sul valore delle azioni della banca, che ha subito una perdita del 3,1% a Piazza Affari. Nel frattempo, le speculazioni su una possibile alleanza con Unipol rimangono incerte, poiché da Bologna non sono giunti segnali concreti di interesse.