Economia

Commissione Ue, un socialista francese all’economia

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BRUXELLES (WSI) – C’è un Juncker rigorista e uno flessibile, poi ancora tanti altri Juncker, novello Zelig della politica europea che sa adattarsi, senza contraddirsi, all’esigenze politiche del suo interlocutore. L’ex premier lussemburghese, candidato alla guida della Commissione Ue, ha affrontato ieri i primi esami all’Europarlamento in vista del voto di fiducia che lo attende martedì. «La flessibilità serve perché il treno europeo non deragli», ha detto ai socialisti, ai quali ha promesso che nel suo esecutivo il responsabile economico sarà (probabilmente) dei loro. «Sono contrario all’austerità eccessiva, ma chi mi vuol far dire che il rigore è finito, sbaglia», ha poi spiegato ai liberali. A fine giornata, poche le lamentele.

Abile in molte lingue, «è un vero democristiano», commenta un parlamentare italiano che conosce bene la storia. «Il Patto andrà applicato con flessibilità», ha assicurato agli uomini di casa SocDem, preoccupati sulla possibile dipendenza di Juncker dai falchi del nord. Quando David Sassoli, ora vicepresidente dell’euroassemblea, gli domanda delle rigide posizioni di Weidmann, prima dice «che non commenta le parole di un banchiere centrale», quindi aggiunge: «Quando l’ho chiesta io, maggiore flessibilità, il presidente di Bundesbank non era d’accordo con me».

Politiche su misura, se possibile, è dunque la linea. Però «non c’è crescita se aumentiamo i debiti, non possiamo spendere il denaro che non abbiamo», frasi che fanno naturalmente pensare al recordman del passivo storico, ovvero l’Italia. È conciliante, il lussemburghese, sul problema immigrazione, dimostra di capire l’esigenza di investire per lo sviluppo e nei nuovi settori. Conferma la sua anima sociale che lo vuole più a sinistra di alcuni leader di sinistra e ribadisce l’esigenza di un salario minimo per tutti (in Itaia non c’è). «Lei rappresenta il partito più grande in Parlamento, ma non ha la maggioranza assoluta – lo avverte il presidente del Pse, Sergei Stanishev -. I cittadini europei con il voto hanno detto chiaramente che il “business as usual” non va bene. Se vorrà il sostegno del Pse, dovrà dare un chiaro segnale di cambiamento».

Più che interessante l’annuncio, poi in parte ammorbidito, che il commissario all’Economia andrà ai socialisti. In pole position è l’attuale numero uno dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, giusta squadra politica, olandese, falchetto, piccolo paese. Meglio persino di Pierre Moscovici, che la Francia vuole a Bruxelles con un portafoglio economico, magari non quello ex Rehn, visto che la prima cosa da fare sarebbe scontrarsi con Hollande.

In questa formazione, l’Eurogruppo potrebbe andare allo spagnolo De Guindos, il Consiglio a un popolare, e l’altro rappresentate Esteri ancora ai socialisti. Possibile a Federica Mogherini, ministro italiano ancora in gioco che, se quanto udito ieri fosse confermato, ha anche fatto un passo avanti nella volata che si conclude il mercoledì prossimo.

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