New York – E’ in atto un complotto saudita per far fallire Iran e Iraq. A rivelarlo e’ lo storico manager di fondi hedge Barton Biggs, che cita un imprenditore dell’Arabia Saudita. Da qualunque indiscrezione proveniente dall’investitore in greggio e materie prime vanno sempre prese le dovute distanze.
A ogni modo vale la pena riportare i fatti, come fa il broker solitamente affidabile Itaú BBA. In una nota si legge che durante un pranzo di lavoro, la fonte anonima avrebbe spiegato le vere ragioni dietro all’incremento della produzione del paese saudita e il motivo per cui i prezzi del greggio e’ destinato a continuare a scendere ancora per un periodo prolungato.
Il numero uno di Traxis Partners ha riferito che i progetti sauditi vanno a inquadrarsi nell’ambito di una strategia piu’ ampia della famiglia reale saudita volta a colpire e destabilizzare le economie dei paesi vicini Iran e Iraq.
Biggs ha chiesto al businessman di fare una previsione sul medio-lungo termine sull’Arabia Saudita. La risposta e’ stata particolarmente negativa, nonostante l’indubbia ricchezza di petrodollari su cui lo stato mediorientale puo’ contare.
Ecco un estratto del dialogo intercorso tra i due potenti uomini: “Devi capire che ci troviamo in una equazione geo politica vulnerabile”, ha detto l’imprenditore a tavola, con una voce calma ma un tono intenso. “I nostri due nemici piu’ pericolosi sono Iraq e Iran. Sono entrambi a maggioranza sciiti e stanno entrambi cercando di destabilizzare il mondo arabo e il nostro regno sunnita, finanziando le attivita’ terroriste”.
“Le nostre uniche armi contro di loro sono il nostro benessere e il nostro oro nero. Il loro punto debole e’ la fragilita’ finanziaria. Le loro finanze sono una percentuale minima rispetto alle nostre e sono in disperato bisogno di misure per dare slancio alle loro economie”.
“Il consiglio superiore saudita ha deciso che nei prossimi due anni abbiamo l’opportunita’ di impoverire e indebolire Baghdad e Teheran facendo scendere il costo del petrolio. Iraq e Iran hanno un disperato bisogno di produrre e vendere greggio a prezzi superiori a cento dollari al barile.
“Nei prossimi 24 mesi aumenteremo progressivamente i livelli di produzione, con il chiaro obiettivo di ridurre i prezzi dell’oro nero fino a sessanta dollari al barile”.