In vista della presentazione della nota di aggiornamento del DEF, il primo passo verso la legge di bilancio 20, la prima targata Lega e Cinque Stelle, la situazione è delicatissima. A dirlo Luigi Belluti, presidente di Assiom Forex parlando nel corso di un convegno a Milano. Se dal bilancio 2019 esce un deficit/Pil al 2,1%-2,2% il declassamento del rating, dice Belluti, è assicurato.
“Se dalla legge di bilancio esce un deficit/Pil al 2,1%-2,2% il declassamento del rating è sicuro, ma non sarebbe la fine del mondo perché rimarremmo sempre a livello di investimento. Personalmente credo che alla fine il governo sarà costruttivo e si arriverà a un deficit attorno al 2%, probabilmente l’1,9% di cui si parla in queste ore. In questo caso se le agenzie ci dovessero abbassare il rating ci perderebbero la faccia perché il debito rimarrebbe su una traiettoria discendente”.
Uno scenario ancora peggiore è quello in cui il deficit dovesse essere fissato sopra il 2,1%-2,2% e oltre e il rischio che arrivi la Troika è dietro l’angolo.
“Se si va al 2,3% e oltre allora lo spread potrebbe schizzare verso i 300 punti e poi andare rapidamente a 400 saltando tutte le cifre intermedie. Allora si rischia anche la troika (…) Se lo spread rimarrà su questi livelli a lungo o aumenterà ancora allora si avrà un trasferimento massiccio del costo del denaro su imprese e famiglie e il sistema Italia non sarà più in grado di competere ad armi pari con gli altri paesi dove il differenziale è più basso e allora si rischierà un ritorno in recessione”.
A fare due conti su quanto costerebbe agli italiani un aumento dello spread anche Carlo Cottarelli, ex commissario alla Spending Review, secondo cui per ogni aumento dello Spread di 1 punto percentuale (100 punti base) andrebbe a crescere della stessa percentuale anche la dimensione del costo medio di finanziamento per imprese e cittadini. Il costo addizionale in miliardi sarebbe dunque di 1,8-2,8 miliardi. Uno scenario da incubo, dice Cottarelli con uno Spread a 500 punti base e l’impatto stimato su famiglie e imprese raggiungerebbe i 9,1-14,1 miliardi di euro di interessi aggiuntivi.
Ma alla fine, dice il presidente dell’associazione degli operatori finanziari, il governo riuscirà a trovare un compromesso anche se la volatilità sui mercati resterà elevata.
“Verrà fuori una manovra con tutte e tre i pilastri richiesti da M5s e Lega (flat tax, reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni, ndr) con importi accettabili per restare entro il 2 per cento. Solo così l’esecutivo di Giuseppe Conte potrà arrivare incolume alle elezioni europee di maggio (…) La volatilità sui mercati tuttavia rimarrà elevata, almeno fino alla definitiva approvazione della finanziaria”.
Secondo una fonte parlamentare, riportata da Reuters, il negoziato potrebbe chiudersi su un deficit a quota 1,8 o 1,9%, e secondo il Tesoro superando questa cifra, il percorso di contenimento del debito sarebbe compromesso.