Tra le vittime della Brexit potrebbero esserci anche gli amanti dei formaggi e latticini che rischiano di dover rinunciare a mozzarelle & Co perché diventerebbero prodotti di lusso.
L’allarme lo lancia un rapporto della London School of Economics, commissionato da Arla Food, la più grande azienda lattiero-casearia del paese con un fatturato di 2,6 miliardi di sterline che rifornisce le grandi catene di supermercati, tra cui Sainsbury’s, Morrisons e Asda. Il documento ha rivelato che i prodotti lattiero-caseari di uso quotidiano in Gran Bretagna come burro, yogurt e formaggio potrebbero diventare articoli di lusso dopo la Brexit, con aumenti dei prezzi causati dal minimo ritardo nel viaggio dalle aziende alla tavola.
Il rapporto ha inoltre rilevato che le specialità casearie potrebbero scarseggiare dopo la Brexit, con costi crescenti a prescindere dall’esito delle trattative di uscita. Ash Amirahmadi, l’amministratore delegato britannico di Arla Foods, ha dichiarato al Guardian:
“La nostra dipendenza dai prodotti lattiero-caseari importati significa che l’interruzione della catena di approvvigionamento avrà un grande impatto. Molto probabilmente assisteremmo a una carenza di prodotti e a un forte aumento dei prezzi, il che trasformerà i prodotti di prima necessità come burro, yogurt, formaggio e alimenti per lattanti in lussi occasionali”.
La Gran Bretagna non produce abbastanza latte per stare al passo con la domanda, finendo così per creare una forte dipendenza dall’UE e da paesi come l’Irlanda, la Germania, la Francia, il Belgio e la Danimarca, per prodotti di uso quotidiano come il formaggio cheddar e il burro.
Se il Regno Unito esce dall’Unione europea senza alcun accordo e non rispetta le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio, i prezzi aumenteranno quasi certamente, poiché i prodotti lattiero-caseari, insieme alla carne, sono soggetti a tariffe elevate. Un prodotto lattiero-caseario con un tenore di grassi del 3-6 per cento ha un dazio del 74 per cento, mentre la mozzarella fresca è valutata al 41 per cento e il formaggio non stagionato al 68 per cento.
I prezzi dei prodotti alimentari salirebbe in caso di no-deal ma anche se si raggiungesse un accordo e non si applicassero tariffe, i rincari sono dietro l’angolo come ha sottolineato il rapporto della LSE. Questo perché al porto di Dover le importazioni subirebbero costosi ritardi: secondo il rapporto ogni sette minuti di ritardo in un porto come Dover aggiungerà un minimo di 111 sterline in più per container a causa dei costi di manodopera aggiuntivi.