di Sandra Riccio
Più dati da elaborare richiedono un maggiore utilizzo delle macchine. Già ora molte operazioni sono robotizzate come la valutazione dei client
La trasformazione del sistema finanziario corre a gran velocità e nel 2018 potrebbe addirittura accelerare. Uno dei tanti aspetti di questo cambiamento epocale è rappresentato dall’ottimale utilizzo dei dati. Al settore può portare vantaggi proficui per arrivare a una migliore redditività. Si tratta di un’opportunità che entra in gioco, per esempio, nell’erogazione di finanziamenti o nella definizione del profilo di un nuovo cliente, fino ad arrivare a campi più complessi come la valutazione di operazioni di m&a.
Tanti dati da utilizzare nel modo corretto
Il giusto utilizzo dei dati porta a una minimizzazione dei rischi e a una maggiore velocità di lavoro. Guardando all’attività di m&a, il valore di un’operazione dipende anche dalla rapidità di consolidamento della stessa. Spesso però ci vuole molto tempo – dai 15 ai 20 mesi – per chiudere un accordo. Si tratta di operazioni ancora molto dispendiose, in termini di denaro ed energie, per il sistema finanziario. Ora che i big data stanno diventando sempre più centrali anche per il settore dei servizi finanziari, arriva in aiuto la migliore capacità di analisi ed elaborazione dei dati e delle informazioni.
“Oggi la capacità di elaborazione è ancora limitata e occorrono tecnologie ancora più innovative – spiega Paolo Gianturco, head of fintech & Fsi Tech – Emea Blockchain Lab Co-Leader di Deloitte -. In particolar modo per rendere più performante il potenziale di apprendimento automatico delle macchine. Questo può avvenire grazie alle tecnologie cognitive”.
Arrivano i primi risultati
I risultati già si vedono anche se c’è ancora molto cammino da fare: dal 2012, il volume delle attività di m&a nel settore finanziario e bancario è cresciuto del 40% in Usa.
Questo trend è stato trainato anche dall’arrivo di una nuova generazione di tecnologie legate all’intelligenza cognitiva e all’automazione robotica (Rpa – Robotic process automation).
È solo un primo passo. Le nuove tecnologie cognitive e di analisi sono sì avanzate ma occorre ancora fare dei progressi. Lo richiede l’enorme mole dei big data. Secondo Deloitte, nei prossimi dieci anni la quantità globale di dati disponibili salirà dall’attuale volume di 16 zettabyte (16 trilioni di gigabyte) a 160 zettabyte. La grande esplosione di queste enormi masse di dati, tra cui ci sono anche quelli elaborati dalle banche, si sta rapidamente avvicinando al punto in cui non potrà più essere gestita dai soli cervelli umani.
“Molte realtà del mondo della finanza e tante banche stanno mettendo sempre di più a fuoco il fatto che la forma di tecnologia che ha la capacità di imitare l’azione dell’uomo e che riesce a ricalcare l’analisi umana è ormai indispensabile per poter tenere il passo e per poter competere e restare sul mercato – dice Gianturco -. Questo aspetto risulta anche più interessante se si guarda ai costi molto contenuti che richiede. In altre parole, tutte le tecnologie emergenti, che vanno dall’automazione robotica e cognitiva fino ai processi di analisi, stanno rapidamente diventando indispensabili per il settore finanziario”.
L’anno della svolta
Per l’esperto, il 2018 potrebbe diventare l’anno dell’accelerata nell’adozione massiccia delle tecnologie di automazione robotica e cognitiva da parte delle banche, sia quelle grandi che quelle più piccole. Le premesse per una rapida crescita durante i prossimi mesi ci sono tutte e le indagini confermano questa prospettiva. Secondo quanto rileva il report “State of Cognitive” 2017 di Deloitte, l’87% di chi opera nel mondo dei servizi finanziari dice che tali tecnologie sono importanti per i prodotti e servizi offerti, l’88% afferma che sono una priorità strategica e poco più del 35% ha già investito di più di 5 milioni di dollari in questo ambito.
Un’ulteriore spinta arriverà dalla necessità delle banche di inglobare sempre più dati. Rispetto al passato adesso devono guardare a un numero crescente di informazioni, non più solo a quelle fornite dal cliente. Per l’apertura di un conto corrente, per esempio, possono ricorrere anche a internet o ai social media, in modo da valutarne al meglio il profilo.
“Robotica e tecnologie cognitive stanno guidando questo trend” dice Gianturco.
In più vi è un rapido aumento del livello di automazione di ogni processo bancario che permette di velocizzare attività che in genere richiedevano giorni o settimane: dall’elaborazione dei reclami completata in secondi, ai conti retail aperti in pochi minuti, fino all’elaborazione dei prestiti in minuti e ore. La trasformazione, insomma, è appena iniziata e promette di correre a velocità spedita.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del mensile Wall Street Italia