È necessario cambiare prospettiva e punti di vista per le concessioni balneari. A fare il punto sulla situazione è un portavoce della Commissione Europea, il quale ha sottolineato che il diritto Ue richiede che le norme nazionali sui servizi garantiscano ed assicurino una piena e totale parità di trattamento degli operatori e che, soprattutto, promuovano l’innovazione e la concorrenza leale. Le norme nazionali, inoltre, devono proteggere dal monopolio delle risorse pubbliche.
La posizione dell’Unione europea sulle concessioni balneari è stata ribadita dopo che la Commissione Bilancio e Affari Costituzionali del Senato ha dato il via libera alla proroga per un altro anno delle concessioni. Contro Roma è stata aperta a Bruxelles una procedura d’infrazione, per il mancato rispetto della direttiva Bolkestein. Decidere per altri rinvii non migliora di sicuro la situazione.
Nuova proroga per le concessioni ai balneari
L’Unione europea alza la voce e si fa sentire. A finire nell’occhio del ciclone e la proroga di un anno delle concessioni balneari: un portavoce della Commissione Ue ricorda che le imprese ed i cittadini italiani hanno necessità, senza attendere ulteriormente, di procedure trasparenti, imparziali e, soprattutto, aperte, per poter scegliere a quale impresa affidare il diritto di utilizzare il solo pubblico. Anche quando questo è costituito dalle spiagge, dalle quali le società possono erogare i propri servizi.
Bruxelles non molla la presa e continua a seguire da vicino gli sviluppo sulla riforma delle concessioni balneari in Italia, per la quali è in atto una procedura di infrazione.
Nel corso di una conferenza stampa a che si è tenuta proprio a Bruxelles, Giorgia Meloni ha spiegato di ritenere che ci “siano interlocuzioni che si possono ancora avviare, a partire dal tema della mappatura delle nostre spiagge per ragionare nel senso di difendere anche un mondo produttivo che per noi è strategico. Vedremo nelle prossime ore anche nella discussione in Parlamento quali saranno le tempistiche ma è uno dei dossier su cui siamo impegnati anche con una interlocuzione con l’Ue”.
La Commissione Affari Costituzionali e Bilancio del Senato, giovedì, ha approvato alunni emendamenti al Decreto Milleproroghe, che sono andati ad intervenire direttamente sulle concessioni pubbliche agli stabilimenti balneari. Sicuramente la decisione più importante, che ha fatto alzare la voce all’Ue, è quella di prorogarle di un anno: fino al 31 dicembre 2024. Una scelta particolarmente problematica, per una serie di ragioni: da una parte va contro gli impegni presi dallo stesso Governo con l’Unione europea, che dovrebbe andare verso la liberalizzazione delle concessioni. Dall’altra perché una sentenza del Consiglio di Stato aveva espressamente stabilito che eventuali proroghe non sarebbero potute andare oltre il 2023.
Una serie infinita di proroghe
Le concessioni balneari, nel nostro paese, sono prorogate in maniera automatica agli stessi proprietari ormai da diversi decenni. Tra l’altro vengono confermati sempre degli affitti molto bassi. È necessario ricordare, però, che le spiagge sono un bene di proprietà statale: come tali devono essere assegnate attraverso una gara pubblica bandita regolarmente. Queste gare devono avere delle regole equilibrate ed una pubblicità internazionale.
Il tema è al centro del dibattito pubblico da molto tempo. Durante l’ultima campagna elettorale, la coalizione di destra, che in questo momento è al governo, aveva promesso di tutelare il settore balneare, il quale, ovviamente, ha tutti gli interessi per mantenere i propri privilegi. E soprattutto di vedersi confermate le concessioni assegnate senza gara e a costi bassi, dato che il settore è particolarmente redditizio.