A marzo era arrivato il conguaglio dell’assegno unico, ora a maggio l’Inps rifà i conti e si mette in pari con tutti i beneficiari (al netto di alcuni ritardi fisiologici che questa operazione sta comportando). Vediamo tutto nell’analisi.
Assegno unico: a chi è arrivato il conguaglio
Quanti stanno beneficiando della misura hanno la possibilità di usufruire della rivalutazione, che è scattata nel corso del mese di gennaio. Il conguaglio era previsto per il mese di gennaio o al massimo per quello di febbraio: i diretti interessati, alla fine, hanno dovuto attendere un po’ di tempo perché arrivasse l’allineamento della somma, che in realtà spettava già da inizio anno. Ora come ora, purtroppo, il rischio è quello di dover restituire delle somme che i diretti interessati hanno già ricevuto.
Le casistiche, che hanno al centro l’assegno unico sono molteplici. Tra i casi, che possono portare all’apertura di situazioni particolari, ci sono quelli che coinvolgono direttamente i percettori del reddito di cittadinanza. Questi soggetti stanno ancora aspettando di ricevere gli arretrati dell’assegno unico, per il periodo nel quale non era ancora disponibile il modulo Rdc/Com/Au attraverso il quale molte famiglie hanno chiesto di inviare le comunicazioni relative ad alcune informazioni, particolarmente importanti per effettuare il calcolo dell’importo. In questo momento sono molte le famiglie, che continuano a rimanere in attesa degli arretrati di cui, sulla carta, ad oggi hanno diritto. Ma vediamo cosa è cambiato.
Assegno unico: conguagli e rivalutazioni
L’importo mensile, che spetta come assegno unico, viene determinato tenendo conto dell’Isee, che è presente nel momento stesso in cui viene presentata la domanda. L’importo erogato come assegno unico risulta essere fisso per tutta le rate, salvo l’eventuale conguaglio che viene effettuato nel corso dei mesi di gennaio e febbraio di ogni anno. Gli eventuali conguagli devono necessariamente tenere in considerazione il nuovo Isee aggiornato: ossia quello in corso di validità il 31 dicembre dell’anno precedente.
Ma proviamo ad effettuare un esempio pratico, per cercare di comprendere meglio la situazione: la domanda relativa all’assegno unico viene presentata nel corso del mese di marzo 2022 con un Isee valido. Quanto viene erogato nel mese di marzo e in tutti i mesi successivi viene calcolato prendendo in considerazione l’Isee presentato nel momento in cui è stata effettuata la domanda.
Per quanto riguarda i mesi di gennaio e febbraio 2023, è necessario fare riferimento all’Isee valido al 31 dicembre 2022. Questo, per forza di cose, potrebbe portare ad un conguaglio della rata erogata rispetto a quello che era stato calcolato nel corso del mese di marzo 2022 e quindi erogato nel corso dei mesi successivi.
In questa sede è necessario ricordare che per le domande di assegno unico, erogate entro e non oltre il 30 giugno 2023, l’articolo 6, comma 3, del Decreto Legislativo n. 230/2021 prevede la regolare decorrenza a partire dal mese di marzo. Nel momento in cui avviene il conguaglio, è necessario tenere conto dell’Isee, che i contribuenti presentano entro e non oltre il 30 giugno del periodo di riferimento.
Questo significa, in estrema sintesi, che per una domanda di assegno unico, che viene presentata nel corso del mese di marzo 2022, al momento della domanda non è presente un Isee, che viene presentato in un momento successivo, nel mese maggio 2022. In fase di prima istruttoria, la prestazione viene calcolata con l’importo minimo spettante, salvo l’effettuazione del conguaglio sulla base dell’Isee presentato entro il 30 giugno.
Per le domande presentate dal 1° luglio, ai sensi dell’articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 230/2021, l’assegno è riconosciuto a decorrere dal mese successivo a quello di presentazione della domanda. Per il computo della rata spettante, si tiene conto dell’Isee presente al momento della domanda. L’eventuale maggiorazione, in fase di conguaglio della prestazione, decorre dal mese di presentazione dell’Isee.
Assegno unico: i ritardi di maggio
L’Inps spiega che i ritardi di questo mese nell’erogazione dell’aiuto alle famiglie sono dovuti alle operazioni di ricalcolo, in positivo e in negativo, relative agli importi dovuti. Se nella maggior parte dei casi si tratta di un aumento, 378mila nuclei dovranno restituire in media 41 euro. Niente paura, quindi, il contributo previdenziale spettante arriverà. Ci vorrà (le cifre sono in fase di accreditamento dall’Inps in questi giorni) un attimo di pazienza. Ma potrebbe esserne valsa la pena, specie per tutti coloro che si ritrovano a credito nei confronti dell’ente nazionale.
Tra comunicazioni e crediti da riscuotere
La date di pagamento previste
Ad inizio mese, l’Inps aveva comunicato le finestre di pagamento relativi all’assegno unico: – dal 10 al 20 di ogni mese per gli importi che non hanno subito variazioni rispetto al mese precedente; – dal 20 al 30 per chi riceve per la prima volta in assoluto l’assegno avendo inoltrato la domanda il mese precedente e per gli assegni che hanno subito variazioni riguardo le condizioni del nucleo beneficiario e Isee; – dal 27 del mese per i percettori del Reddito di cittadinanza. Sebbene l’Inps abbia diviso i giorni dei pagamenti, non sembra aver rispettato le scadenze.