Il consiglio federale svizzero, l’organo direttoriale che detiene il potere esecutivo nella repubblica elvetica, ha respinto la bozza Ue che delineava i nuovi rapporti fra il Paese e il blocco europeo.
Il pacchetto proposto dalla Commissione Ue richiedeva alla Svizzera, fra le altre cose, un contributo proporzionato al budget europeo, il recepimento automatico delle norme elvetiche in linea con il diritto dell’Ue e la competenza di ultima istanza alla Corte di giustizia europea nella risoluzione delle controversie.
Alcune fonti europee avevano comunicato a Reuters che in caso di mancata approvazione del patto, “la Commissione europea non avrebbe esteso il riconoscimento della SIX Swiss Exchange – la principale borsa valori del paese – e altre sedi di negoziazione oltre la fine dell’anno”.
Il consiglio federale, anziché accettare “il framework istituzionale” proposto da Bruxelles ha dichiarato che lancerà “una consultazione” nel Paese che durerà fino alla prossima primavera.
La questione fra Svizzera e Ue si lega politicamente alla Brexit. L’insieme di accordi bilaterali (sono ben 120) che hanno garantito alla repubblica elvetica la possibilità di godere di uno status piuttosto vantaggioso pur rimanendo al di fuori dell’Ue, non deve diventare un modello per il Regno Unito post-Brexit.
La stessa Svizzera, dopo il mancato avallo del direttorio, rischia una penalizzazione finanziaria rilevante. Se venisse revocato lo status legale di equivalenza per le azioni svizzere, gli investitori del Paese potrebbero acquistare o vendere azioni Ue solo attraverso banche o broker basati nell’Ue. Di converso, per acquistare azioni svizzere come Nestlé, il trader europeo dovrebbe contare su intermediari finanziari locali.
“L’uso politico di quella che dovrebbe essere una decisione tecnica, quella sull’equivalenza pone un precedente potenzialmente preoccupante per il settore finanziario del Regno Unito, che probabilmente affronterà un regime analogo dopo la Brexit”, ha commentato il Financial Times sulla vicenda.