Duro attacco di Giuseppe Vegas, numero uno della Consob, contro due tra i principali pilastri della regolamentazione delle banche: la procedura di bail-in e Basilea 3. Parlando nel corso di un’audizione che si è svolta oggi alle Commissioni Finanze di Senato e Camera, e che ha avuto per oggetto il dl sulle banche, Vegas ha descritto il contesto difficile in cui operano le banche italiane.
Basilea 3, per esempio, ha costretto gli istituti italiani “ad effettuare operazioni di aumento di capitale in condizioni di mercato avverse”, per un valore di 18 miliardi negli anni compresi tra il 2014 e il 2016. E non è finita qui, visto che nell’anno in corso le banche dovranno reperire altri 22 miliardi di capitale. Proprio tali operazioni, ha spiegato Vegas, “hanno avuto un effetto prociclico che ha finito per aggravare, se non addirittura per generare esso stesso, una situazione di incertezza e instabilità“.
Affondo anche contro il bail-in che impone, in caso di rischio di fallimento di una banca, che siano i detentori di obbligazioni subordinate e di azioni e i correntisti con depositi superiori a 100.000 euro, ad accollarsi le perdite. Vegas ha sottolineato che, pur creato sulla base di un “principio condivisibile”, il bail-in ha scatenato uno shock normativo senza precedenti, a causa della sua retroattività.
“L’effetto della retroattività si è subito rivelato un fattore di instabilità per il mercato finanziario e, in particolare, per il comparto bancario. La nuova disciplina ha mutato di colpo il profilo di rischio dei titoli in portafoglio ai risparmiatori, peggiorandone la posizione, rispetto al momento in cui i titoli sono stati sottoscritti o acquistati”.
Non poteva non essere affrontato il caso MPS, il cui titolo continua a essere sospeso dalle contrattazioni dell’indice Ftse Mib di Piazza Affari: a tal proposito, Vegas ha frenato sulla riammissione in Borsa, spiegando che “non è immediata”, e che in ogni caso avverrà dopo la presentazione, da parte della banca senese, del nuovo piano industriale.
“Sarà possibile riammettere alle negoziazioni il titolo Mps solo una volta che, a seguito dell’approvazione del piano industriale, sarà ripristinato un contesto informativo adeguato”, visto che “in un momento di incertezza in cui non si sa quale è il piano industriale ci potrebbero essere movimenti di mercato troppo repentini”.
Vegas si è mostrato ottimista sugli effetti positivi del decreto legge sulle banche , e ha ricordato come l’Italia, rispetto ad altri paesi dell’Eurozona, abbia sempre evitato nel corso degli ultimi anni il ricorso a interventi di Stato. Proprio questo approccio, ha continuato Vegas, “ha contribuito a far sì che le debolezze del sistema bancario domestico, in partenza forse meno gravi di quelle riscontrate in altri paesi, si protraessero nel tempo, finendo per imporsi all’attenzione dei mercati come un focolaio di crisi sempre acceso“.
Un aiuto ora è dunque auspicabile, e prende la forma per l’appunto del decreto legge:
“Il decreto legge intende appunto intervenire su questo focolaio, con l’obiettivo di estinguerlo una volta per tutte. In questo senso l’impianto generale del provvedimento è condivisibile e dovrebbe portare sollievo a tutto il sistema”.
Sul caso Mps, il numero uno della Consob ha invitato il Tesoro italiano – che si appresta a diventare principale azionista della banca – a sottoscrivere le azioni tenendo conto anche del valore del patrimonio netto, e dunque non limitandosi a prendere come riferimento il valore a cui l’azione è scambiata in borsa.
“L’utilizzo per gli emittenti quotati del solo prezzo di quotazione potrebbe non consentire una corretta stima del valore economico e patrimoniale”. Di conseguenza, l’invito, in base a quanto statuisce anche il codice civile, a fare in modo che nel decreto sia stabilito che “la determinazione del valore delle azioni sia effettuata attraverso una valutazione, eventualmente predisposta da un esperto indipendente, in base al valore del patrimonio netto, tenuto conto anche dell’andamento delle quotazioni nell’ultimo semestre”.
Ancora, Vegas ha proposto che il controvalore delle obbligazioni ordinarie che saranno attribuite ai titolari di bond subordinati di MPS non superi il prezzo di acquisto degli stessi.
“Per evitare di premiare investitori che hanno operato con ottiche meramente speculative e per contenere, allo stesso tempo, gli oneri per le finanze pubbliche, si potrebbe prevedere l’attribuzione di obbligazioni ordinarie per un controvalore non superiore all’effettivo prezzo di acquisto delle obbligazioni subordinate”. Proposta anche la possibilità che possano partecipare alla “transazione tutti gli investitori retail comunque in possesso di obbligazioni subordinate Mps, anche se tali titoli sono stati sottoscritti o sono in deposito con intermediari diversi da Mps”.