MILANO (WSI) – “Il quantitative easing della Bce ha determinato un calo senza precedenti dei tassi di interesse e dei rendimenti dei titoli pubblici, che ridurrà la spesa per il servizio del debito e renderà più agevole la realizzazione delle misure di contenimento del deficit da parte dei paesi con maggiori squilibri di finanza pubblica ma parallelamente”. E’ quanto ha detto Giuseppe Vegas, numero uno della Consob, nel corso del suo intervento all’incontro annuale con il mercato finanziario.
Vegas ha lanciato però al contempo un allarme: “L’enorme liquidità affluita sui mercati borsistici ha contribuito a innalzare in maniera repentina il valore dei corsi azionari e, in particolare, la crescita del rapporto prezzo/utili potrebbe rappresentare un segnale di rischio circa la possibilità che si formino bolle speculative”.
Nel corso del suo intervento Vegas ha auspicato la nascita di una unione di mercati dei capitali, dopo l’unione bancaria. Il livellamento del piano di gioco, ha affermato deve essere sia sul fronte delle leggi, con l’adozione di un Tuf europeo, sia soprattutto sulla tassazione. “Se essa resterà, come è oggi, troppo diversificata fra Paesi, il mercato non potrà mai essere unico e l’Europa sarà meno competitiva”.
“La realizzazione del progetto di capital markets union sarà decisiva per lo sviluppo economico dell’Europa nel prossimo decennio, La sfida è impegnativa ma alla nostra portata”. E ha citato anche il Talmud: “E se non ora quando?”, perché “il tempo che abbiamo a disposizione non è infinito”.
La banking union, ha spiegato, “non può che essere parte di un disegno più ampio, volto a promuovere tutte le diverse forme di finanziamento delle attività produttive”.
Per realizzare un vero livellamento del piano di gioco, ha proseguito, “occorre intervenire su molti altri comparti della regolamentazione che insistono sul mercato del credito, a partire da norme civilistiche e fallimentari”.
Ancora: “Occorre prendere le mossa dalla redazione di un verto e proprio Testo unico della finanza europeo che codifichi in una singola fonte tutte le norme sui mercati finanziari del Vecchio Continente. Non è un obiettivo irrealistico, può essere perseguito nella corrente legislatura europea”.
Sulla riforma delle banche popolari, Vegas ha affermato che a suo parere “il mercato bancario sarà più competitivo e trasparente”. “Oltre a produrre un impatto positivo sugli assetti di governance, permetterà loro un più agevole accesso al mercato dei capitali, anche in vista di possibili ulteriori rafforzamenti patrimoniali e in funzione di nuove aggregazioni”.
A tal proposito, Vegas ha auspicato anche che non vengano posti troppi vincoli sulle banche, facendo riferimento all’introduzione, nel 2017, di altre norme sui loro requisiti patrimoniali delle banche, con l’entrata in vigore della Total Loss Absorbing Capacity.
Una ulteriore stretta, ha spiegato, “sfavorirebbe il nostro sistema bancario, perché sarebbe una regolamentazione più onerosa per strutture di gruppo come quelle nazionali, in cui è assente al vertice una holding non operativa. E’ necessaria una riflessione approfondita sull’attuale tendenza della regolamentazione a focalizzarsi quasi esclusivamente sui profili di stabilità trascurando gli effetti che, da questo approccio, possono ricadere sulla crescita economica e sulla funzionalità stessa del sistema finanziario”.
“Un’eccessiva attenzione dei regolatori europei ai profili di stabilità può introdurre nuovi e diversi rischi nei mercati finanziari, portando a una contrazione dell’attività produttiva. Le imprese con un più basso merito di credito che, per effetto di regole più severe sulla stabilità, non riescono ad accedere al credito bancario, devono rinunciare a investire o reperire risorse sul mercato. Si potrebbe quindi creare un meccanismo di selezione avversa che porta verso il mercato le imprese meno solvibili con il rischio di causare una fuga degli investitori verso altri sistemi finanziari”.
Inoltre, la direttiva Transparency sull’armonizzazione degli obblighi di trasparenza riguardanti le informazioni sugli emittenti “può rappresentare l’occasione per rivedere l’entità della soglia di comunicazione delle partecipazioni rilevanti, attualmente fissata al 2%. Questa soglia potrebbe essere allineata a quella dei principali paesi europoei (3%), mantenendo fermo il regime agevolato per le pmi (5%) oppure essere innalzata per tutte le società al livello stabilito dalla direttiva (5%)”.
“La stessa direttiva consente agli stati membri di eliminare l’obbligo di pubblicazione della relazione trimestrale, al fine di ridurre gli oneri amministrativi per le quotate e di indirizzare verso una valutazione dei risultati di più lungo termine. L’obbligo di redazione della trimestrale – ha dichiarato – va graduato in funzione della dimensione delle imprese e delle reali esigenze informative del mercato”.