L’incremento della volatilità e delle turbolenze sui mercati finanziari ha riportato in auge una vecchia strategia di investimento. E i più giovani broker e trader di Wall Street ne stanno approfittando, incamerando lauti guadagni.
I consulenti finanziari più giovani negli Stati Uniti sono quelli che più hanno fatto affidamento nella strategia di “stock picking” e nella gestione attiva l’anno scorso. Dopo anni di successo per gli ETF, la tattica dello stock picking è diventata la preferita a Wall Street.
Fondi a gestione passiva penalizzati dalla troppa concorrenza
Un sondaggio di Bank of America Merrill Lynch mostra infatti che il 40% dei portafogli dei consulenti finanziari sono costituiti da singoli titoli, una percentuale in crescita dal 37% di un anno fa.
Non è detto, dice la banca nel commentare i risultati delle interviste a 505 consulenti condotte in gennaio, che il cambio di paradigma sia permanente. Alla fine i consulenti Usa potrebbero finire per investire una quantità di denaro maggiore nei fondi passivi piuttosto che in quelli attivi.
Semplicemente, ultimamente i consulenti finanziari stanno ponendo l’accento sulla scelta di singoli titoli, piuttosto che puntare soldi nei fondi comuni e a gestione passiva. È un’inversione di tendenza rispetto a una trend che dura da tanto tempo.
Inversione di tendenza evidente tra i consulenti
Jill Carey Hall, una delle analiste equity & quantitative presso la banca, ritiene che il cambiamento di strategia rispecchia quanto accaduto in termini di risultati. Il 2018 è stato infatti un anno insolitamente positivo per i fondi a gestione attiva.
“Il 2018 è stato un anno positivo per i fondi attivi, uno dei migliori di questo ciclo“, commenta Hall nello studio. Aggiungendo che con la concorrenza degli ETF e dei fondi passivi che sta aumentando, le commissioni per la gestione attiva stanno scendendo.
Inoltre, i cali improvvisi di mercato dell’anno scorso hanno contribuito sicuramente al cambio di tendenza. I fondi a gestione attiva, difatti, ottengono i risultati migliori in periodi di turbolenze, mentre i fondi passivi fanno meglio quando il mercato generale va bene.
Età, concorrenza e costi: gestione attiva vs passiva tra i consulenti
Un altro fattore che ha contribuito al successo dello stock picking è il fatto che c’è una differenziazione più accentuata all’interno dei settori di mercato, piuttosto che tra comparti. Per esempio c’è una maggiore differenza tra Microsoft o Apple nell’industria hi-tech, piuttosto che tra i tecnologici ed health-care in generale.
In questo contesto, assume maggiore importanza investire nei fondamentali. I flussi di cassa e i margini di profitti di un’azienda diventano elementi cruciali in ottica investimenti. “Per la prima volta dal 2011, la differenziazione che viene fatta all’interno dei settori è diventata più importante della scelta tra i vari settori”.
I consulenti con meno esperienza e con meno asset in gestione, poi, tendono a investire più soldi in titoli individuali. “Le stocks allocation sono salite dal 30% del 2018 al 40% attuale”, osservano Savita Subramanian e Hall nel report di BofA. Si tratta di un cambiamento notevole, se si pensa che da anni gli acquisti di ETF sono in crescita, mentre quelli di singoli titoli scendono.
Prima ad attirare i consulenti finanziari erano le performance di ETF e fondi passivi e le loro commissioni basse, ora che la concorrenza è più spietata, i fondi attivi diventano più appetibili. Oggi come oggi oltre il 40% dei fondi Usa sono gestiti usando strategie passive, più del doppio rispetto a 10 anni fa.
Non è detto che questa tendenza duri a lungo, tuttavia. Molti asset sono ancora associati a strategie a gestione attiva, ma questo potrebbe cambiare presto. E gli Stati Uniti potrebbero avvicinarsi più al Giappone, dove circa due terzi degli attivi in gestione (AUM) dipende da una gestione passiva.