Advisory

Consulenza evoluta, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare

di Enrico Cervellati

Investire per obiettivi richiede tempo e sforzo e gli incentivi a farlo sono bassi. La consulenza evoluta, però, è questa. Questa è la direzione verso cui i consulenti finanziari devono andare

L’influente libro di Jeremy Siegel “Stocks for the long run” del 1994 (trent’anni fa!) riflette l’innato ottimismo degli americani per gli investimenti azionari. Gli italiani, invece, sono un popolo di risparmiatori (è diverso da investitori!), per lo più “Bot people”. Le ragioni di questa differenza sono tante, culturali, storiche, psicologiche.

Non ho né lo spazio, né la voglia di elencarle tutte, correrei il rischio di tediare il lettore e, ancor prima, me. Basta guardare il successo delle emissioni di Btp Valore. La recente pubblicità che lo collega alla possibilità di permettersi una crociera acceso il dibattito. Criticata come antitetica alla necessità di educazione finanziaria, così necessaria in Italia. Concordo. Ma c’è un aspetto interessante su cui vale la pena riflettere, ben centrato dalla pubblicità.

Alle persone reali interessano cose reali come andare in crociera, in generale in vacanza, mandare i figli all’università o aiutarli a comprare casa, la casa al mare o in campagna. Da anni si parla di goals-based investing, cioè di investire in base agli obiettivi di vita, o finanziari. Ma si fa? Temo non siano tanti i consulenti a farlo davvero.

Investire per obiettivi.

Mi rendo conto, investire per obiettivi richiede tempo e sforzo e gli incentivi a farlo sono probabilmente bassi. La consulenza evoluta, però, è questa. Questa è la direzione verso cui andare. Il punto di arrivo a cui altri Paesi sono già arrivati e che, per loro, rappresenta oggi un punto di partenza. Come si fa a parlare di investimenti a lungo termine se l’unico parametro di valutazione è il rendimento.

Di certo non si valuta il rischio, l’investitore medio non capisce il concetto di volatilità, ma percepisce il rischio solo come negativo, rischio di perdere, non come oscillazioni rispetto a un rendimento atteso, altro concetto che non capisce, perché si aspetta un rendimento certo, a prescindere dal suo ammontare. Se si ragiona in termini di obiettivi, invece, le cose potrebbero cambiare. Forse no, ma potrebbero. Per diversi motivi. Se tua figlia ha tredici anni e vuoi mandarla all’università, sai che hai davanti sei anni (cinque se ha fatto la “primina”) per attrezzarti. Se fai due conti, hai un’idea di quanto ti costerà mantenerla all’università, tra tasse e costo del vitto e dell’alloggio (se fuori sede). A quel punto è semplice, vedi la cifra che hai oggi, la confronti con quella che ti servirà e capisci quanto ti serve per raggiungerla. Hai l’orizzonte temporale e puoi andare da “qualcuno bravo” che ti calcola il rendimento medio che ti serve a raggiungere quell’obiettivo. Hai anche un’altra cosa: la probabilità di non raggiungere quell’obiettivo! A quel punto hai tre le strade: o tua figlia non va all’università, o si mette a lavorare per contribuire a pagarsi le spese, o tu cambi stile di vita e cerchi di risparmiare e di investire di più.

Gestire l’investimento azionario.

A questo punto devi affrontare i dubbi e le paure collegate all’investimento azionario, perché le azioni dovrai probabilmente inserirle in portafoglio. Anche qui, vai da un bravo consulente finanziario o, se non basta, da uno psicoterapeuta. Se riesci a risolvere, hai probabilmente un altro problema, e qui ti serve qualcuno che abbia studiato la finanza comportamentale, che ti spiegherà l’errore cognitivo che rischia di fregarti: la confusione tra l’obiettivo da raggiungere e il mezzo per farlo.

A ogni obiettivo il nostro cervello associa una sorta di cassetto mentale. A ogni cassetto mentale è associata una certa tolleranza al rischio, non sempre legata all’orizzonte di investimento. Pensa a un obiettivo di lungo termine, come la pensione. Molti, pur avendo decenni davanti prima di andarci, scelgono investimenti conservativi, perché vogliono essere “sicuri” di avere i soldi una volta in pensione. Non cascarci, perché in questi casi, l’unica certezza è quella di non ottenere rendimenti sufficientemente elevati neanche per proteggerti dall’inflazione.

L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di maggio del magazine Wall Street Italia. Clicca qui per abbonarti