Il 2021 si è rivelato un anno cruciale, quasi di svolta, soprattutto per i baby boomer. La pandemia ha di fatto alimentato e consolidato alcune “abitudini digitali”: il tempo trascorso su social, un maggiore consumo dei video o serie online, pagamenti da mobile e molto altro ancora.
A confermarlo è una indagine di eMarketer. Lo studio rivela un incremento dell’uso dei social network da parte proprio dei Baby Boomer per individuare nuovi brand e prodotti; una generazione particolarmente attiva su Facebook (vero miei cari coetanei? Anche i vostri genitori sono dediti alle condivisioni più disparate? Vi capisco), Pinterest e Tik Tok.
Allora perché trascurare un segmento demografico digitalmente sempre più esperto e redditizio? Ma soprattutto: siete sicuri sia l’unico target che potrebbe risultare interessante per i vostri affari? Credo proprio di no.
Ma cosa fare? Tenete a mente queste tre parole chiave: Targetizzazione, Creatività, Ascolto.
Targetizzazione
Prima di addentrarci ulteriormente, è importante distinguere cosa si intende per analisi qualitative e cosa per quantitative. Le analisi qualitative prendono in considerazione elementi, appunto, qualitativi, come l’interazione con i follower, la tipologia e qualità di contenuti adottati (foto, video, testi), opinioni e sentiment degli utenti su specifici temi e argomenti. Per ottenere questi dati dobbiamo analizzare conversazioni e commenti. Le analisi quantitative, utili per trarre conclusioni di carattere generale, sono da ricercare in metriche come numero dei fan, condivisioni, like.
Per inciso, avere tanti fan e tanti follower è sicuramente gratificante, ma questa metrica deve essere incrociata con le altre per avere un senso altrimenti risulta effimera. Esistono tool che ci aiutano in tutto ciò. Ve ne segnalo alcuni: Hootsuite, Brandwatch, Talkwalker, Socialbakers. Una volta scelta la piattaforma più confacente alle vostre aspettative, e solo dopo aver analizzato le conversazioni, avrete un quadro dettagliato dei comportamenti del pubblico e potrete adattare le vostre strategie di proposizione di prodotto/servizio in base al target che avete scelto.
Creatività
Spesso le categorie demografiche sono inficiate da un immaginario ormai lontano da ciò che è attuale. Per esempio, siamo portati a rivolgerci al target dei baby boomer (nati tra il 1946 e il 1964) utilizzando un linguaggio che richiama concetti lega- ti all’assistenzialismo, a momenti di isolamento e di perdita di autonomia o di interessi. Tutto ciò è “riduttivo” perché in realtà viviamo ormai uno stile di vita più vivace. Per combattere gli stereotipi e i pregiudizi sulla terza e quarta età, vi consiglio di consultare la collezione Disrupt Aging® che trovate su gettyimages. In secundis, adottate una narrazione sia scritta che per immagini più aderente alla realtà per tutte le categorie con cui volete interfacciarvi.
Ascolto
Come emerge dal report di eMarketer sopracitato, i baby boomer sono molto propensi a dialogare sui social network e in genere online. Dato che il passaparola incide positivamente sulla fiducia verso il servizio che offrite, valutate azioni di advertising (post sponsorizzati) in modo da ottenere più interazioni o recensioni sulla vostra pagina social o profilo su Google.
Quali contenuti e formati nel 2022?
Sul fronte dei canali credo si registrerà un ulteriore boom sul fronte podcast e video. I “contenuti live” sono i più apprezzati. Le ragioni di questa preferenza sono da ricercare nell’inaspettato, nella maggiore intimità percepita con il proprio interlocutore e nella possibilità di ricevere feedback e risposte in modalità istantanea. Ma se proprio non vi sentite pronti per lanciarvi su questo fronte, curate e rilanciate contenuti in formato breve che ben si allineano con i ritmi di attenzione frenetici del pubblico online.
Torneranno alla ribalta i post permanenti rispetto ai contenuti effimeri (stories per intenderci). Non vi è capitato – ad esempio – di notare un improvviso boom di visualizzazioni dopo giorni dalla pubblicazione di un post o di un video sul feed? Perché accade non esiste sempre una risposta univoca; sono infatti molteplici le variabili che concorrono al successo di un video dal momento in cui viene lanciato nello sconfinato mondo della rete. Tuttavia, non esclude- rei del tutto le stories in quanto potrebbero essere utilizzate per lanciare contenuti speciali, mostrando momenti di vita professionale, coinvolgendo la fanbase mediante quiz o sondaggi.
Come spesso sostengo (e lo ribadisco) ogni consulente dovrebbe cercare, trovare e perseguire il proprio modo di interagire efficacemente con potenziali clienti. Credo che sia un colossale errore presidiare tutti i canali possibili e immaginabili. Un buon proposito per il 2022? Guardatevi dentro e siate coerenti!
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di dicembre del magazine Wall Street Italia