La pandemia ha colpito fortemente i consumi, che aveva già un trend in decrescita nei mesi precedenti il lockdown. Nei primi cinque mesi dell’anno sul canale fisico si evidenzia una flessione del -46% sullo stesso periodo del 2019.
L’abbigliamento è il settore che ha sofferto di più con un andamento del -49%, seguito dalla ristorazione -45%, da altro non food -40%, settore questo che mostra trend migliori grazie all’apertura anticipata di alcune merceologie rispetto ad altre tipologie e alla spinta dell’online.
I negozi e-commerce hanno infatti registrato un incremento del 136% a maggio e 110% complessivamente nei primi 5 mesi dell’anno di cui +171% nel bimestre aprile-maggio.
È quanto emerge dall’analisi dell’Osservatorio Confimprese-EY sui consumi di mercato emerge che segnala come, la battuta d’arresto di questo inizio anno, arriva dopo un semestre luglio-dicembre 2019 già in flessione (-4,4%, influenzato da un novembre nero -10%).
I trend per aree geografiche mostrano andamenti simili tra loro con il Nord-Ovest in flessione del 47%, Nord-est e Centro del 46%, il Sud del 44%.
“Dalle prime risultanze post lockdown – spiega Mario Maiocchi, consigliere delegato Confimprese – si evidenziano significativi mutamenti nei modelli di consumo che, in alcuni casi, permangono anche dopo la fine delle limitazioni normative. Mi riferisco in particolare all’accelerata propensione verso i canali digitali, che impone forti riflessioni da parte degli operatori per affrontare finalmente con la dovuta attenzione e urgenza la trasformazione digitale e l’omnicanalità. Da rilevare, inoltre, una rinnovata attenzione allo shopping di prossimità e un’inversione di tendenza a favore dei giorni infrasettimanali rispetto ai fine settimana. Tutti fenomeni in continua evoluzione da osservare attentamente e con conseguente adeguamento delle politiche commerciali”.
High street e i centri città meno sofferenti
Nei canali di vendita il risultato peggiore arriva dal travel in flessione del -54%, seguito dai centri commerciali con -50%, dagli outlet con -48%, mentre le high street e i centri città mostrano una tenuta migliore sia pure in flessione del -45 per cento.
“I centri commerciali e gli outlet sono quelli che hanno sofferto di più rispetto ai punti vendita delle città in quanto hanno subito la totale chiusura delle loro attività, tuttavia osserviamo un ritorno all’acquisto nelle ultime settimane -commenta Paolo Lobetti Bodoni, business consulting leader Italy EY-. A livello cittadino le vie dei centri città più importanti hanno subito un calo maggiore rispetto ai negozi posizionati più in periferia o nelle città più piccole. Questo calo è dovuto alla mancanza dei cittadini stranieri e alla mancanza del flusso dei lavoratori negli uffici delle principali città, complice anche la diffusione dello smart-working. Sperando in un celere ritorno dei turisti nei nostri centri principali, vi è da chiedersi come invece il modello di lavoro in ufficio e da remoto cambierà le abitudini dei consumi nei centri cittadini”.
Nord-Ovest l’area più colpita
Su base geografica i dati dei primi 5 mesi 2020 rispetto all’analogo periodo 2019 mostrano andamenti di poco differenti tra un’area e l’altra con flessioni contenute tra -47% dell’area Nord-Ovest al -44% dell’area Sud: il Nord-Ovest flette del 47%, Nord-est e Centro del 46%, il Sud del 44%.