Nonostante il peggioramento del quadro macroeconomico, il premier Giuseppe Conte esclude la necessità di una manovra correttiva per evitare scostamenti dagli obiettivi di finanza pubblica.
“Non riteniamo necessaria alcuna manovra correttiva. Dobbiamo solo continuare nel razionale ed efficace utilizzo delle risorse finanziarie già stanziate”, ha detto il presidente del consiglio durante il question time in Senato, aggiungendo che “Il governo ribadisce la determinazione di disinnescare le clausole di salvaguardia per il 2020 e 2021”, che comportano un aumento delle aliquote Iva, ha aggiunto il premier.
Conte in Senato ha detto che i fondamentali economici dell’Italia “restano solidi” e ha mostrato “fiducia” sulle stime di crescita del governo, pari a +1% nel 2019.
“Non intendiamo farci dettare l’agenda da ipotesi o previsioni di sorta. Stiamo seguendo un percorso ben chiaro, non ci lasciamo distrarre da voci dissonanti”, ha detto il premier, concludendo: “Abbiamo appostato miliardi di euro che vanno solo spesi, meglio e più velocemente rispetto al passato. Stiamo accelerando l’attuazione e l’applicazione delle varie misure approvate in questi mesi, affinché il più presto possibile possano dispiegare i propri effetti. Effetti che contribuiranno a una crescita progressiva soprattutto nella seconda metà dell’anno”.
Durante il question time sulla situazione economica, Conte ha inoltre ribadito la determinazione del Governo a “disinnescare le clausole di salvaguarda dell’Iva per gli anni 2020 e 2021, così come già avvenuto per il 201 9 nella Legge di Bilancio”.
“Nel corso del 2018, in pochi mesi, il governo ha contrastato l’incremento dell’Iva per un valore pari a 12,5 miliardi di euro” e che “allo stesso modo si adopererà per il corrente anno e per l’anno prossimo”.
Nonostante l’ottimismo del governo, l’Italia è tornata in recessione nel secondo semestre del 2018 e gli ultimi dati macoreconomici alimentano il timore di una contrazione anche nel primo trimestre del 2019. Il peggioramento della congiuntura rischia di pregiudicare il mantenimento del rapporto deficit/pil al 2,04% concordato a dicembre con la Commissione europea.