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Azionario su, ma continua bagno di sangue su bond ed emergenti

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Proseguono sui mercati finanziari globali le vendite scatenate sui bond e sui mercati emergenti, a fronte del rialzo del dollaro e dei metalli industriali, del rame in particolare. Il nuovo corso della presidenza americana con Donald Trump commande in chief eletto continua a mettere sotto pressione soprattutto i titoli di stato della regione Asia-Pacifico, che scivolano a braccetto con i Treasuries Usa. La reazione si spiega con le aspettative di manovre di politica fiscale ultraespansive da parte di Trump, dunque su rialzi dei tassi da parte della Federal Reserve più frequenti, sulla scia della crescita economica e dell’aumento delle pressioni inflazionistiche.

Con l’elezione contro pronostico di Trump e il successivo sell off sui bond, i fondi obbligazionari e i fondi comuni che investono nel mercato del reddito fisso hanno perso 17,7 miliardi di dollari la settimana scorsa. Michael Hewson, responsabile analista dei mercati presso CMC Markets UK, ha spiegato in una nota l’impatto economico della crescita delle aspettative inflative per gli Usa e delle conseguenze sui paesi emergenti e sul Forex:

“Il rialzo delle aspettative inflazionistiche non è rimasto confinato negli Usa, nelle ultime settimane. Si tratta di un trend che va avanti sul mercato dei bond da almeno un mese, con i tassi sui Gilt UK che sono tornati quasi a livelli pre-Brexit, pari all’1,4%, mentre i rendimenti dei Bund tedeschi sono a livelli che sono stati visti l’ultima volta a marzo, attorno allo 0,3%. Questo aumento dei costi di rifinanziamento sta interessando anche i tassi della periferia dell’Europa, aumentano la pressione sulle finanze di questi paesi che presentano conti vulnerabili come Portogallo e Italia, e rovinando tutto il lavoro compiuto dalla Bce, volto a far scendere i tassi sui bond sovrani”.

E il tutto mentre lo spread Italia-Germania sale ancora sopra quota 170 punti base, al valore massimo da due anni, ovvero dall’agosto del 2014, a fronte di tassi sui BTP decennali che superano il 2%, al 2,08%, al record in oltre un anno. Piazza Affari (-0,75%) ha invece fatto peggio del resto del mercato europeo, nonostante un balzo a due cifre percentuali di Mps e i rialzi di tre-due punti percentuali di Buzzi, Exor, Unipol e Stm.

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