Recessione e inflazione. Sono questi i due temi al centro della riunione dei banchieri centrali a Jackson Hole, il tradizionale appuntamento di fine estate sulle montagne del Wyoming, che quest’anno si terrà tra il 25 e il 27 agosto.
Particolarmente alta è l’attesa per l’intervento del presidente della Fed, Jerome Powell, chiamato fare luce sullo ‘scollamento’ che sembra esserci fra la banca centrale americana e i mercati finanziari. Se da un lato presidenti e governatori delle Fed regionali temperare le attese di un taglio dei tassi di interesse nel 2023, dall’altra parte Wall Street sembra convinta che la Fed stia bluffando. Da qui l’attesa di Powell falco che, da Jackson Hole, ribadirà la volontà della Fed di combattere con tutte le armi a sua disposizione la corsa dei prezzi.
Come ricorda Kevin Thozet, membro del Comitato Investimenti di Carmignac, il simposio economico di Jackson Hole del 2021 ha visto i banchieri centrali, in particolare J. Powell, sottolineare la natura transitoria dell’inflazione e quindi attenersi a una forward guidance di tipo accomodante. Da allora, secondo l’esperto, questo approccio è stato abbandonato, lasciando spazio a un aumento dei tassi a un livello più prossimo alla neutralità e a una maggiore dipendenza dai dati di fronte al persistente aumento dei prezzi. Il mercato ha però percepito il tono di Powell durante la riunione del FOMC di luglio come a indicare un rallentamento nel ritmo dei rialzi dei tassi a partire da settembre, innescando un aumento dei prezzi azionari e un allentamento delle condizioni finanziarie. I mercati obbligazionari si aspettano un’inversione di rotta da parte della Fed a partire dal primo trimestre 2023.
“Si tratta di un difficile gioco di equilibri per i policymaker di Jackson Hole. Powell probabilmente vuole segnalare che la Fed non ha concluso il ciclo di rialzi, ma secondo il mercato il rallentamento dell’aumento dei tassi rappresenta l’inizio di un abbandono totale del tightening. Probabilmente il messaggio di Powell sarà incentrato sul “slower for longer”. Tuttavia, permane il rischio che i mercati allentino ulteriormente le condizioni finanziarie, se si concentrano più sulla prima parte di tale messaggio, ovvero “più lentamente”, con maggiori difficoltà quando si concretizzerà la seconda, quella del “più a lungo”.
Con un’inflazione statunitense dell’8% circa, Thozet spiega che la neutralità è probabilmente superiore al 2,5%. Jackson Hole potrebbe quindi offrire a J. Powell l’opportunità per sottolineare la compiacenza dei mercati nel fissare tassi terminali così bassi e nell’aspettarsi un cambiamento così repentino della politica monetaria e che un potenziale ciclo di inasprimento più lento (ma più lungo) non rappresenta un via libera per condizioni finanziarie più morbide.
Sotto i fari anche prossime mosse della Bce
Sempre in tema di tassi, qualche elemento in più potrebbe arrivare anche sulla politica monetaria dell’eurozona. L’inflazione è in volata anche nel Vecchio Continente. Nel Regno Unito è attesa salire al 18,6% in gennaio, un livello piu’ alto di quello raggiunto durante lo shock petrolifero del 1979. In Germania la Bundesbank prevede una fiammata dei prezzi al 10% in autunn
“La prossima riunione della BCE si terrà infatti l’8 settembre e, considerando il “quiet period” di sette giorni, il simposio di Jackson Hole potrebbe offrire una piattaforma pubblica per preparare ulteriormente il mercato al secondo (atteso) rialzo in 10 anni (che si prevede sarà di 50bps a settembre)” conclude Thozet.