Verso la fine degli anni ’90, al termine di una lunga militanza di circa trenta anni nel Corpo della Guardia di finanza, transitai volontariamente alle dipendenze di un Gruppo bancario per occuparmi di “antiriciclaggio” ovvero, controllo dei flussi finanziari per la individuazione dei “soldi sporchi”.
Dico subito che, per taluni aspetti, se nutrivo dei sospetti nella veste di “finanziere”, mi giunsero delle conferme arrivando in banca.
All’epoca, ebbi un contatto qualificato con un noto parlamentare pugliese al quale manifestai taluni aspetti del mio nuovo lavoro, ma soprattutto evidenziai con tutto l’entusiasmo di cui ero capace, un possibile modus operandi che si sarebbe potuto rivelare di particolare utilità, con particolare riferimento all’azione di contrasto esercitata dall’Amministrazione finanziaria nella lotta alla evasione fiscale.
Trattasi di un tema, di un modus operandi, del quale ho ampiamente parlato e discettato almeno da venti anni a questa parte, sia pure con risultati decisamente scarsi, anzi inesistenti.
L’esimio parlamentare al quale mi rivolsi, citato nella introduzione del mio ragionamento al quale spiegai la strategia praticabile, ebbe a rispondermi pressappoco cosi:
“Egregio Comandante, la sua idea, per quanto geniale è di una tale semplicità che non oso immaginare che lei, con tutto il rispetto, possa essere l’unico ad averla pensata. Ergo, se non è stata e non viene attuata è perché manca la volontà politica”.
Non mancherà occasione, nella eventualità e nelle sedi competenti, spiegare in dettaglio il meccanismo di tale “fonte d’innesco” che si basa sulla ottimizzazione delle informazioni bancarie già oggi disponibili, per effetto della introduzione nel nostro Ordinamento dell’Anagrafe dei conti e dei rapporti, oggetto di mirata alimentazione dell’Anagrafe tributaria da parte degli intermediari finanziari.
Orbene, con l’auspicio che questa strategia venga posta in atto, superando qualunque perplessità al riguardo, voglio ricordare che al Comando di Reparti della Guardia di finanza, laddove, all’inizio di ogni anno dovevo fare la c.d. “programmazione delle verifiche” sul territorio, partendo dalle indicazioni della gerarchia (società si persone, di capitali, di fatto e/o ditte individuali), individuavo i soggetti da verificare attraverso il prevalente utilizzo delle “pagine gialle”.
In pratica, in assenza di informazioni adeguate – si consideri che ci sono persone che pur essendo pieni di soldi, non ostentano e quasi mai lo danno a vedere – non è sempre facile la individuazione di soggetti, ovvero attività economiche che hanno sottratto imponibile alla tassazione.
Restando in attesa di interlocutori interessati dell’Amministrazione finanziaria, ringrazio.