Nel cd. Contratto di governo si delinea il programma economico del possibile Governo 5 Stelle – Lega. Difficile sintetizzare il tutto ma, nonostante alcune proposte ancora incomplete, è comunque possibile cercare la filosofia di fondo dell’economia gialloverde.
I punti cardine e le novità più radicali si trovano nel fisco e nel welfare. Cominciamo dalla non flat tax a due aliquote con deduzioni. La prima aliquota è il 15% per i redditi fino a 80mila euro, esclusa una no tax area per “bassi redditi” non ancora definiti. La misura è poco progressiva perchè dal “basso” reddito fino a 80mila euro esistono comunque dichiarazioni dei redditi via via crescenti alle quali corrispondono propensioni al consumo via via decrescenti. In altre parole, chi dichiara 20mila euro tende a consumare una quota parte del proprio reddito maggiore rispetto a quella di chi ne dichiara 50mila e ancora maggiore rispetto a chi ne dichiara 80mila. Tassare allo stesso modo, con la stessa aliquota, chi ha propensioni al consumo differenti è chiaramente controproducente se si vuole stimolare la domanda effettiva dei consumatori. Lo scopo, evidentemente, non è questo. E cambia poco quindi che ci sia la seconda aliquota al 20% per i redditi superiori a 80mila euro. Tanto per fare un esempio, prima della sbornia liberista degli anni Ottanta, economie forti come gli USA hanno avuto aliquote marginali anche del 90% pur di ridurre le disuguaglianze e garantire entrate che finanziassero servizi pubblici di qualità.
Ma è possibile definire liberista anche un programma che include un reddito minimo? La risposta è affermativa. (…) Continua sul blog: In Crisi