I nuovi dazi imposti dal presidente degli USA Donald Trump hanno trovato la decisa opposizione dei leader europei presenti in questi giorni a Davos. L’accusa principale che è stata mossa al tycoon è quella di minacciare il libero scambio e la globalizzazione. La strategia dei nemici di Trump rischia però di essere controproducente.
L’analisi del voto delle ultime elezioni USA ha chiaramente rivelato che le aree che ha conquistato Trump sono quelle colpite da anni di deindustrializzazione e crescita delle diseguaglianze, ossia quelle dove si concentrano i cd. perdenti della globalizzazione, sempre più poveri, inascoltati e disillusi. Sentimenti molto simili sono ormai presenti in molti dei paesi sviluppati anche in Europa.
A guardare la realtà, in effetti, anni di liberalizzazione dei movimenti delle merci e dei capitali non hanno portato maggiore uguaglianza nel mondo e questo ce lo dice, ad esempio, il rapporto Oxfam.
La quota della ricchezza prodotta destinata ai lavoratori tende a ridursi rispetto a quella destinata ai profitti essenzialmente perchè la crescente libertà di movimento dei capitali costituisce un incentivo a ridurre i salari, pur di trattenere o attrarre capitali, in una sorta di concorrenza al ribasso tra nazioni.
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