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Controlli del fisco: partite Iva nel mirino dell’Agenzia delle Entrate

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Tempi duri per i furbetti del fisco: l’Agenzia delle Entrate è pronta ad avviare una nuova fase di controlli, volti a stanare chi – specie negli ultimi due anni – ha usufruito di bonus e aiuti erogati da parte dello Stato per far fronte alla crisi Covid. Ad annunciarlo il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, durante un suo intervento al convegno organizzato da Il Sole 24 Ore Telefisco.

Controlli che riguarderanno soprattutto le partite Iva che negli ultimi anni hanno potuto ricevere una serie di contributi a fondo perduto e non per risollevarsi dalle difficoltà economiche conseguenti alle chiusure imposte dal Covid.

Controlli fisco: contributi a fondo perduto nel mirino

In particolare tutte le partite Iva che svolgono attività di impresa, arte o professione e di reddito agrario possono richiedere il contributo a fondo perduto. I soggetti devono:

  • essere residenti o stabiliti nello Stato
  • aver conseguito ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro nel secondo periodo di imposta precedente al periodo di entrata in vigore del decreto.

In particolare per avere accesso al contributo occorre aver conseguito nel 2019 ricavi o compensi non superiori a 10 milioni di euro e aver subito una riduzione dell’ammontare medio mensile del fatturato e dei corrispettivi nel 2020 di almeno del 30% rispetto al 2019. Il contributo ha comunque un importo minimo di 1000 euro per le persone fisiche e 2mila per i soggetti diversi dalle persone fisiche e non potrà superare la cifra di 150mila euro.

Chiusura dell’attività per almeno 100 giorni dal 1° gennaio al 25 luglio, possesso della partita Iva e svolgimento, alla data del 26 maggio scorso, come attività prevalente, una delle attività contraddistinte dai 27 codici Ateco riportati in allegato al decreto, termine che si estende al 23 luglio per la sola attività individuata dal codice «93.29.10 – Discoteche, sale da ballo, night club e simili» sono le caratteristiche da soddisfare per chiedere il contributo a fondo perduto istituito a settembre scorso e rivolto a discoteche, piscine, palestre. Il contributo a fondo perduto viene erogato prioritariamente (e fino alla dotazione complessiva di 20 milioni) ai soggetti con quest’ultimo codice, in pari misura, con un limite di 25.000 euro a soggetto. Le rimanenti risorse sono ripartite tra gli altri codici di attività.

Chi sarà soggetto ai controlli, se risulta irregolare, non solo dovrà restituire tutto ma come specificato da Ruffini andrà anche incontro alle relative sanzioni.

Scoperta maxi truffa sugli aiuti di Stato

In merito ai controlli del fisco è notizia di poche ora fa la denuncia di ben 51 imprenditori accusato di aver ricevuto senza averne diritto, o per aver utilizzato per finalità non consentite, oltre 1,5 milioni di euro di aiuti statali sotto forma di prestiti garantiti o contributi a fondo perduto.
La denuncia è scattata dalla Guardia di Finanza del comando provinciale di Treviso, che hanno concluso un ampio monitoraggio sulle attività economiche che hanno beneficiato di aiuti, stanziati dallo Stato per fronteggiare l’emergenza da Covid-19 e lo shock economico che questa ha causato, caratterizzato da una forte crisi di liquidità e dall’aumento dell’indebitamento delle imprese.
Nei casi scoperti come rivela l’AdnKronos, “numerose imprese non avevano alcun diritto a ottenere i benefici ma, tramite false autocertificazioni od omissione di informazioni sulle reali condizioni economiche, sono riuscite a farsi erogare i finanziamenti; altre, pur avendone titolo, hanno utilizzato la liquidità ottenuta per finalità completamente estranee alle esigenze imprenditoriali”.

Molte le violazioni accertate dai controlli del fisco e tra le più frequenti il caso riscontrato in 28 società che, al momento della presentazione della domanda di finanziamento, hanno dichiarato di non avere perdite pregresse, non dipendenti dall’emergenza Covid-19, mentre, in realtà, si trovavano già in stato di difficoltà: hanno ottenuto indebitamente prestiti per 780.000 euro, che lo Stato, nella sua veste di garante, si troverà costretto a restituire nell’ipotesi, non remota, in cui le imprese non siano in grado di farlo.