I conti correnti degli italiani sono finiti nel mirino dei controlli fiscali. Combattere l’evasione fiscale e recuperare le somme non versate nelle casse erariali è da sempre in cima alla lista degli obiettivi da raggiungere di ogni governo.
Oggi il Fisco italiano affina le sue armi nella lotta all’evasione fiscale soffermandosi in particolar modo sui conti correnti degli italiani. In preparazione un nuovo decreto ad hoc che stabilisce come e cosa dovrà essere oggetto di controllo al fine di scovare i furbetti del Fisco.
Controlli fiscali: dal decreto in arrivo all’Isee
Il decreto che è ancora in fase embrionale, secondo le ultime indiscrezioni di stampa, baserà i controlli fiscali dei conti correnti sull’intelligenza artificiale. Spetterà all’Agenzia delle Entrate effettuare un incrocio delle banche dati. Grazie agli algoritmi creerà due «dataset», cioè due liste:
– un dataset di analisi per verificare, applicando tecniche e modelli di analisi coerenti con i criteri di rischio prescelti, la presenza di rischi fiscali. Questo dataset servirà a individuare il gruppo di contribuenti che sulla base delle analisi del software risulta a rischio evasione;
– un dataset di controllo, che comprenderà le posizioni fiscali dei contribuenti, «caratterizzate dalla ricorrenza di uno o più rischi fiscali, nei confronti dei quali potranno essere avviate le attività di controllo ovvero le attività volte a stimolare l’adempimento spontaneo».
Proprio nei confronti di questa categoria potranno scattare le lettere di compliance o dei controlli mirati. Si tratta, in sostanza, di una sorta di “black list”, che il Fisco potrà conservare per ben dieci anni. Nella lista nera i contribuenti, questa è un’altra grande novità, figureranno con uno pseudonimo ed il loro nome sarà rilevato solo nel caso di effettivi controlli, ma per permettere alla macchina di funzionare i diritti relativi alla privacy dei soggetti analizzati sono stati limitati.
Nel mirino del Fisco anche il modello ISEE, ossia l’indicatore della situazione economica equivalente, lo strumento che misura la capacità reddituale di un nucleo familiare. Dal 1° gennaio 2020, con l’avvio della DSU precompilata in via sperimentale, sono partiti i controlli sui conti correnti dichiarati dai contribuenti.
Nello specifico, gli occhio del Fisco sono puntati su saldo e giacenza media di conti correnti, libretti postali e depositi. In particolare si passeranno al setaccio omissioni e difformità riguardanti il valore del patrimonio mobiliare complessivo del nucleo familiare.
Gli strumenti di controllo tradizionali
Tra i vari strumenti che il Fisco ha già nel suo arsenale troviamo anche il risparmiometro, conosciuto anche come Evasometro, un algoritmo che verifica la coerenza tra i risparmi presenti sul conto corrente e i redditi dichiarati allo Stato, prendendo in considerazione anche gli anni precedenti oltre all’anno fiscale corrente.
Il controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate scatta se dall’analisi di questi dati dovesse risultare uno scostamento del 20% tra entrate e uscite sul conto corrente. Tra i vari comportamenti anomali anche quelli di chi accumula denaro sui conto corrente ma non preleva nulla. Soggette a controlli anche le entrate, dal momento che dovranno essere giustificati i versamenti che prevedono somme elevate.
Tracciabilità pagamenti e tetto all’uso del contante
Obiettivo del governo per combattere l’evasione è anche quello di rendere tracciabili tutti i pagamenti limitando sempre di più l’uso del contante. A tal proposito tra le novità apportate dalle commissioni Affari costituzionali e Bilancio della Camera al decreto legge milleproroghe (228/2021) troviamo la conferma del limite a 2.000 euro per l’utilizzo del denaro contante, rinviando al gennaio 2023 l’abbassamento della soglia a mille euro.
Finisce così per slittare l’abbassamento della soglia del contante da 2 mila a mille euro dal 1° gennaio 2022 al 1° gennaio 2023, per effetto alcuni emendamenti presentati da Fratelli d’Italia, Lega, Misto-Noi con L’italia e Forza Italia.
In particolare la modifica va a toccare l’articolo 49 del dlgs 231 del 2007, che ha attuato la direttiva Ue sulla prevenzione dell’utilizzo del sistema finanziario a scopo di riciclaggio dei proventi di attività criminose e di finanziamento del terrorismo, oltre alla direttiva 2006/70/Ce che ne reca misure di esecuzione.