Archiviato il G20 di Roma, ieri si è aperta a Glasow la COP26, ovvero la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021, quest’anno presieduta dal Regno Unito. Da quasi tre decenni l’ONU riunisce quasi tutti i Paesi della terra per i vertici globali sul clima – chiamati COP – ovvero ” Conferenza delle Parti”. Da allora il cambiamento climatico è passato dall’essere una questione marginale a diventare una priorità globale.
I leader mondiali attesi in Scozia saranno più di 190. Ad essi si uniranno decine di migliaia di negoziatori, rappresentanti di governo, imprese e cittadini per dodici giorni di negoziati (31 ottobre – 12 novembre)
Che cosa sono le Cop
La Conferenza delle Parti (Cop) dell’Unfccc (Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici) si è tenuta la prima volta a Berlino nel 1995. Lo scopo della Cop, che si tiene una volta all’anno in una città sempre diversa, è decidere come combattere l’effetto serra dovuto alle emissioni umane di gas climalteranti (anidride carbonica, protossido di azoto, metano).
Nel 1997, alla Cop3 di Kyoto, ci fu il primo impegno vincolante preso dai paesi per ridurre le emissioni. La conferenza più importante è stata la Cop21 di Parigi del 2015.
In quell’occasione tutti i Paesi accettarono di collaborare per limitare l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi, puntando a limitarlo a 1,5 gradi. Inoltre i Paesi s’impegnarono a creare un piano nazionale indicante la misura della riduzione delle proprie emissioni, detto Nationally Determined Contribution (NDC) o “contributo determinato a livello nazionale”. L’aggiornamento degli Ndc, previsto per il 2020 alla Cop26 di Glasgow, è slittato al 2021 a causa della pandemia.
Perché è importante la Cop26
Per quanto il vertice di Parigi sia stato un evento epocale, gli impegni presi a Parigi non sono neanche lontanamente sufficienti per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi, e la finestra utile per il raggiungimento di questo obiettivo si sta chiudendo. I Paesi dovranno spingersi ben oltre quanto fatto in quello storico vertice per mantenere viva la speranza di contenere l’aumento della temperatura a 1,5. Il decennio fino al 2030 sarà, dunque, cruciale.
L’aumento degli impegni di decarbonizzazione dei singoli stati è il dossier più importante della conferenza, e anche quello più difficile e più a rischio di fallimento.
La Cop26 dovrebbe poi attuare altri tre punti previsti dall’Accordo di Parigi:
- il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno per aiutare i paesi poveri a decarbonizzare;
- il mercato internazionale delle emissioni di carbonio (come l’Ets europeo) previsto dall’articolo 6 dell’Accordo;
- il “Paris Rulebook”, cioe’ l’insieme delle regole per attuare l’Accordo e per valutare quanto viene fatto da ciascun paese.