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Corea del Nord, test con bomba atomica

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NEW YORK (WSI) – Il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha “condannato fermamente” oggi il nuovo test nucleare nordcoreano e comincerà a lavorare “immediatamente” su delle “misure” per l’adozione di una nuova risoluzione. In una dichiarazione letta dal ministro degli Esteri sudcoreano, Kim Sung-Hwan, il cui paese è presidente di turno del Consiglio di Sicurezza nel mese di febbraio, il Consiglio afferma che il test nucleare effettuato da Pyongyang rappresenta una “minaccia chiara per la pace e la sicurezza internazionale”. (fonte Afp)

La Corea del Nord deve “fermare l’attività illegale” e mettersi in riga con le direttive del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite. L’ha affermato oggi, in un comunicato, il ministero degli Esteri russo, commentando il test nucleare nordcoreano di cui s’è avuto notizia oggi. “Noi insistiamo che la Repubblica popolare democratica di Corea fermi l’attività illegale, attendendosi strettamente a ogni direttiva del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite, abbandoni i suoi programmi missilistico e nucleare e rientri nell’alveo del Trattato di non proliferazione nucleare (Npt) e l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea)”, si legge nel comunicato del ministero, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa Interfax. Pyongyang ha effettuato oggi il suo terzo test nucleare, andando così contro le risoluzioni emesse del Consiglio di sicurezza, di cui Mosca è componente con diritto di veto. Sia la Russia che la Cina, tradizionali alleati di Pyongyang ma anche vicini preoccupati dall’attività nucleare del regime dei Kim, hanno condannato il test.
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La Corea del Nord torna a sfidare la comunità internazionale. A due mesi esatti dal razzo/satellite del 12 dicembre, il regime ha completato il terzo test nucleare di “livello superiore”, con detonazione sotterranea da 7 chilotoni (era di circa 20 la bomba sganciata su Hiroshima) e sisma artificiale, minacciando anche “passi più forti” se gli Usa alimenteranno altre ostilità con il Consiglio di Sicurezza Onu convocato d’urgenza. Pyongyang ha incassato la condanna unanime: dal presidente americano Barack Obama (“atto altamente provocatorio”) al segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon (“chiara e grave violazione delle risoluzioni”), fino ai vicini allarmati, Corea del Sud e Giappone, e a Russia, Francia, Gran Bretagna, Italia, Ue e Nato. Perfino la Cina, in una mossa tanto pesante e rara contro l’alleato, ha spinto il ministro degli Esteri Yang Jiechi a convocare l’ambasciatore nordcoreano a Pechino per esprimere “forte insoddisfazione e contrarietà risoluta”.

Provocato un sisma di scala 5 – Il regime del ‘giovane generale’ Kim Jong-un ha mostrato i muscoli tra crescenti timori di nuovi test nucleari o lanci di missili, in linea con la politica del ‘Songun’ (‘i militari prima di tutto’) cara al padre, ‘il caro leader’ Kim Jong-il. La detonazione – secondo i dati della Comprehensive Nuclear Test Ban Treaty Organisation (Ctbto), l’agenzia di controllo sui test nucleari con sede a Vienna – è avvenuta alle 11.57 (le 3.57 in Italia) con coordinate dell’epicentro riconducibili al sito di Punggye-ri, nel nordest del Paese, già teatro dei primi due test. L’esplosione ha causato un ‘sisma artificiale’ di magnitudo 5 sulla scala Richter, il doppio rispetto al test del 2009 (4.52) e molto più di quello del 2006 (4.1).

Il comunicato del regime – La Corea del Nord ha riconosciuto a tre ore di distanza “la prova nucleare” e detto di aver usato un ordigno miniaturizzato con forza esplosiva maggiore degli esperimenti del 2009 e del 2006. “E’ stato confermato – dice il dispaccio della Kcna – che il test nucleare è stato effettuato a livello elevato in un modo sicuro e perfetto con una carica miniaturizzata e di maggiore forza esplosiva rispetto al passato senza causare un impatto negativo sul circostante ambiente ecologico”. A prescindere all’effettiva riuscita del test, su cui gli esperti dei servizi militari e di intelligence occidentali lavoreranno nei prossimi giorni, lo scopo di Pyongyang è sviluppare una testata per un missile a lungo raggio, come sostiene l’International Peace Research Institute di Stoccolma (Sipri).

L’obiettivo è un ordigno che possa colpire gli Usa – Secondo fonti diplomatiche consultate dall’ANSA, il timore è che si arrivi a un ordigno di una tonnellata o meno di peso che consenta il suo montaggio su un vettore a lunga gittata come quello di dicembre, capace di coprire 10.000 chilometri fino a minacciare i Paesi vicini e, potenzialmente, gli Stati Uniti. Un altro fattore di preoccupazione è l’ipotesi dell’uranio arricchito invece che del plutonio: la prova, se confermata, che i piani nucleari di Pyongyang non si sono mai fermati e tale da rendere verosimile l’obiettivo di produzione annua di 40 chili di minerale sufficienti per armare due testate, in aggiunta ai 30 chili di plutonio pronti per ‘confezionare’ diverse bombe.

Per Obama non c’è tempo da perdere – Uno scenario dai contorni inquietanti che il regime, dopo gli avvicendamenti alla guida delle potenze legate alle vicende nordcoreane (Russia, Usa, Cina, Giappone e Corea del Sud, gli stessi del tavolo a Sei in stallo sull’abbandono dei programmi atomici di Pyongyang), si prepara a usare per strappare aiuti vista l’economia in crisi cronica, pur tra segnali di riforme. Un test per “difendere sicurezza e sovranita’ dell’atto feroce e ostile deciso dagli Usa”, ha annunciato il tg della tv di Stato, la Kctv, sul peso di Washington nella condanna del Consiglio di sicurezza di dicembre. Ma per Obama non c’è tempo da perdere: serve un’azione internazionale “rapida” e “credibile” in ambito Onu, con “gli Usa che continueranno a prendere misure necessarie per difendersi, cosi’ come i nostri alleati”.

Leon Panetta: “Una minaccia seria” – L’obiettivo di americani e occidentali è far votare quanto prima dal Consiglio di sicurezza dell’Onu nuove e severe sanzioni nei confronti del regime di Pyongyang: i quindici sarebbero d’accordo su una rapida condanna dei nuovi test nucleari, ma i negoziati per l’adozione di nuove sanzioni potrebbero richiedere settimane per le resistenze cinesi. Washington tuttavia preme perché si faccia presto: la Corea del Nord, ha sintetizzato oggi il capo del Pentagono, Leon Panetta, è ormai “una minaccia seria” per gli Stati Uniti.