Un attacco militare preventivo contro la Corea del Nord è una delle opzione che gli Stati Uniti valutano. Lo ha fatto sapere il segretario di Stato Usa Rex Tillerson. Si intensifica così ulteriormente la sfida a distanza da Kim Jong-Un e Donald Trump.
“Voglio essere chiaro – ha dichiarato l’ex Ceo di ExxonMobil – la politica della pazienza strategica è finita. E dunque: se Pyongyang diventa una minaccia al livello che noi riteniamo richieda un’azione, l’opzione militare è sul tavolo”.
Rex Tillerson, impegnato in un tour in Asia, ha parlato in occasione di una conferenza stampa in compagnia del ministro degli Affari Esteri sudcoreano, Yun Byung-Se. Alcuni esperti di geopolitica sono convinti che con i suoi progetti e ultimatum nucleari, un paese così isolato e povero come la Corea del Nord, non abbia veramente intenzione di attaccare, bensì stia bluffando.
Rimane il fatto che con le sue azioni la Corea del Nord minaccia da anni gli Stati Uniti e l’ordine mondiale: lo ha detto in un tweet il presidente americano Trump, aggiungendo che la posizione della Cina “non aiuta”. Prima di lasciare il posto a Trump, Barack Obama aveva avvertito il suo successore che in ambito geopolitico la maggiore minaccia sarebbe arrivata dalla Corea del Nord.
Intanto anche il Giappone non ha intenzione di stare a guardare: il paese ha avviato le prime esercitazioni di difesa in caso di attacco missilistico nucleare della Corea del Nord. La prima di una serie di città costiere ha iniziato piani di evacuazione cittadina di massa per prepararsi nel caso in cui un missile balistico si schianti nelle acque giapponesi.
Tre missili balistici sui quattro lanciati la settimana scorsa sono in effetti caduti nel mar del Giappone. La Corea del Sud intanto sta effettuando esercitazioni militari congiunte con gli Stati Uniti, i quali da parte loro hanno iniziato a schierare portaerei e altri contingenti militari a Seul.
Sembrano le grandi manovre di una battaglia che sta per scoppiare. Tillerson, un ex dirigente d’azienda, è alla sua prima esperienza diplomatica di gestione di una grande crisi internazionale. Si è espresso pochi giorni dopo del lancio dei missili balistici nel mar del Giappone che Pyongyang ha descritto come “un’esercitazione che aveva come obiettivo le basi americane in Giappone“.