La Corea del Nord chiuderà a maggio il sito dei test nucleari di Punggye-ri e lo farà in “forma pubblica”, al punto che il leader nordcoreano Kim Jong-un ha espresso l’esplicito desiderio di un invito esteso ad esperti sulla sicurezza Usa e sudcoreani, nonché ai giornalisti. Lo ha riferito l’Ufficio di presidenza di Seul.
“Alcuni dicono che stiamo chiudendo il sito non più funzionate, ma voi vedrete che abbiamo due ulteriori tunnel che sono più grandi degli esistenti e che sono in buone condizioni”, ha detto Yoon Young-chan, portavoce del presidente Moon Jae-in, in un briefing con i media, riferendo le parole di Kim Jong-un durante il summit di venerdì.
Secondo alcuni analisti, la promessa di chiudere il sito Punggye-ri è una promessa a buon mercato, in quanto non sarebbe più utilizzabile per i test atomici perché la montagna avrebbe dato segni rilevanti di cedimento.
Su questo, comunque, gli esperti sono tutt’altro che concordi: altri osservatori hanno riferito che il sito, ancora questo mese, sarebbe stato oggetto di lavori di espansione. Punggye-ri è un segretissimo sistema di caverne e tunnel sotterranei nelle viscere di una montagna di 2mila metri, il monte Mantap, nella provincia frontaliera di Hamqyong Nord.
Secondo quanto riferito dal portavoce di Seul, Kim durante il summit di venerdì avrebbe inoltre parlato della “profonda sfiducia che gli Stati Uniti hanno” nei confronti della Corea del Nord.
“Ma se parlano con noi si rendono conto che io non sono quel tipo di persona da lanciare una bomba nucleare sull’Oceano pacifico o in Corea del Sud”. Se si “costruisce la fiducia con gli Stati Uniti e verranno rispettate le promesse di non aggressione”, Pyongyang “non ha bisogno di test nucleari”, ha aggiunto. Il leader nordcoreano ha anche assicurato che non intende “ripetere la dolorosa storia della guerra della Corea” di voler adottare “misure concrete per impedire che si verifichi uno scontro militare anche accidentale”.
Come misura di ulteriore “buona volontà” nei confronti della comunità internazionale, Kim ha anche promesso il ripristino dell’ora unificata con la Corea del Sud: nel 2015 le lancette erano state spostate di mezz’ora indietro rispetto a quelle di Seul.