I venti di guerra tra Nord Corea e Stati Uniti iniziano a prendere forma anche nelle analisi delle banche d’affari.
“Abbiamo aumentato al 10-20% la probabilità che le tensioni sfocino in un conflitto militare”, dichiarano Mark Haefele, global chief investment officer e Min Lan Tan, responsabile investimenti dell’area Asia Pacifico di Ubs wealth management in una nota.
In precedenza le chance di uno scontro armato erano giudicate inferiori al 10%. Già in aprile, però, gli strategist della banca svizzera avevano ipotizzato lo scontro armato come uno dei tre scenari possibili, accanto all’ipotesi “nessuna escalation” e all’eventuale aumento delle sanzioni (senza pregiudicare una soluzione diplomatica nel lungo termine).
“Le ultime dichiarazioni tra i due Paesi ci collocano nel terzo scenario, ma continuiamo a considerare l’ipotesi di un conflitto militare come potenziale rischio di coda”.
Che impatto avrebbe, specialmente sui mercati asiatici? Gli analisti di Ubs prevedono un crollo dei mercati azionari nell’ordine del 20%, accompagnato a un deprezzamento delle divise regionali nella misura del 5/10%. Anche a livello globale, l’opzione militare innescherebbe un probabile incremento della volatilità, destinato a contagiare, almeno nel breve termine, tutte le classi di attivi.
Non a caso negli ultimi due mesi, di pari passo con un’escalation della tensione verbale tra Donald Trump e Kim Jong-un e il conseguente aumento del rischio geopolitico, l’oro si è apprezzato di circa 10 punti percentuali, risalendo a 1330 dollari l’oncia.