La crisi-coronavirus colpirà duramente l’economia globale, su questo nessuno ha dubbi. Ma quali saranno le conseguenze in un periodo più ampio? C’è il rischio di un collasso del sistema?
Secondo Roberto Russo, amministratore delegato di Assiteca SIM, esistono buone ragioni per ritenere che un mutamento nella gestione della politica economica sarà sufficiente a tutelare la tenuta del sistema, rendendolo più forte. E’ quanto ha scritto Russo in una nota di commento della quale riportiamo alcuni passaggi.
Le prospettive per il Pil
“La caduta del Pil globale, che vedremo consolidata nei prossimi mesi, sarà una caduta verticale non determinata dallo scoppio di una guerra mondiale – ovvero dalla distruzione degli impianti produttivi delle aziende che richiede una lunga e dolorosa fase di ricostruzione – bensì determinata da uno shock esogeno (la pandemia)”, ha affermato Russo, sostenendo che “tutti i Paesi del mondo che hanno adottato in ritardo le misure restrittive per contenere il virus rispetto alla Cina e all’Italia sperimenteranno la stessa tendenza dell’infezione: un’esplosione di contagi fino al secondo mese di epidemia e un’implosione degli stessi dal terzo mese in poi”. Elementi che possono aprire a un cauto ottimismo, se le autorità nazionali adotteranno misure sufficienti per tamponare il crollo del prodotto nei mesi in cui tutto sarà necessariamente bloccato dalle misure anti-contagio.
“Occorre provocare un contro-shock dell’economia attraverso una pioggia di aiuti fiscali, economici e monetari nell’arco dei prossimi tre/sei mesi, il cui perno è rappresentato da interventi di politica fiscale ad opera dei singoli Governi accompagnati dall’emissione di eurobond (cosiddetti coronavirus-bond) per un controvalore di 1.000/1.500 miliardi di euro, ovvero debito pubblico condiviso da tutti i Paesi dell’Unione, cui segua una nuova era di politiche economiche e fiscali non più basate su egoismi nazionalistici, ma sul comune obiettivo del benessere e della crescita delle singole macro aree economiche”, ha scritto l’ad di Assiteca.
Secondo Russo i segnali di apertura già arrivati da Bce e Commissione Ue fanno pensare che “l’epidemia del Covid-19 sul fronte economico europeo ha decretato la fine di un ventennio di ottuse politiche di austerity”
Le conseguenze per i mercati
“Sul fronte finanziario il fattore psicologico riveste un ruolo determinante per l’investitore razionale, in quanto egli tipicamente acquista titoli nelle fasi di generale sfiducia durante le quali la maggioranza degli altri investitori, orientati alla speculazione, subisce la pressione emotiva e non ha la lucidità mentale per valutare le aziende in un’ottica almeno triennale sulla base della ‘normalizzazione’ degli utili e dei risultati operativi futuri”, ha proseguito Russo.
“Molte aziende hanno subito nelle ultime venti sedute borsistiche perdite di oltre il 50% per il semplice motivo che l’ondata di panic selling ha portato gli investitori a valutare le stesse esclusivamente sulla base dei risultati operativi del prossimo mese/trimestre/semestre, proiettando tali risultati all’infinito e compiendo l’errore di natura psicologica di non valutare il nesso di causalità tra i suddetti utili e il blocco temporaneo dell’economia mondiale generato esclusivamente dall’epidemia del coronavirus”.