Mentre gli uffici studi della maggiori banche d’affari sono al lavoro per calcolare gli effetti economici dell‘epidemia di COVID-19 sull’economia globale, gli investitori sono sempre più convinti che le banche centrali interverranno presto sul mercato per dare nuovi stimoli all’economia nel tentativo di limitare i danni, così come ha già fatto la People’s Bank of China.
Non solo. Opinione sempre più diffusa è inoltre quella che in base alla quale verranno attuate iniziative coordinate di natura fiscale in caso di una battuta d’arresto dell’economia globale.
Per riportare l’orologio indietro al 19 febbraio, ovvero quando i mercati ancora viaggiavano sui massimi, gli analisti di DWS mettono in evidenza la necessità che vengano soddisfatte tre condizioni:
- la diffusione del coronavirus deve essere contenuta rapidamente
- la produzione deve essere riportata ai livelli pre-crisi il più rapidamente possibile
- le banche centrali e i ministri delle finanze devono fornire lo stimolo aggiuntivo che i mercati stanno cercando
“Nell’ultima di queste tre condizioni, c’è una buona ragione per essere ottimisti” sottolineano gli esperti aggiungendo che “Le prime iniezioni di liquidità e tagli ai tassi di interesse sono stati erogati, in particolare dalla Cina. Tagli fiscali, aiuti pubblici e altre misure fiscali e normative completano il quadro. Altri paesi, principalmente asiatici, si stanno unendo. Thailandia, Filippine e Indonesia hanno già tagliato i tassi di interesse, così come Brasile e Messico. L’elenco potrebbe allungarsi nei giorni a venire”.
Nel scenario principale – aggiungono i – “continueremo a presumere che il virus sarà chiaramente contenuto nelle prossime settimane e che gran parte della mancanza di attività economica può essere recuperata nel corso dell’anno. A breve termine, tuttavia, restiamo un po ‘più cauti, poiché la malattia si sta rivelando difficile da controllare e non ci sono prove che l’epidemia abbia superato il suo picco. Preferiamo pertanto posizionarci concentrandoci su liquidità, titoli di Stato, oro e azioni difensive”.
Una view improntata al cauto ottimismo arriva anche da Raiffeisen Capital Management.
“Sebbene la situazione in Cina sia peggiorata sensibilmente a febbraio, il sentiment degli investitori ha segnato velocemente una svolta positiva. Sul mercato si è rapidamente diffusa l’opinione che gli eventuali effetti negativi saranno temporanei e che si limiteranno in gran parte alla Cina. Questo non dovrebbe fondamentalmente compromettere la ripresa economica globale generale. E se, tuttavia, gli effetti economici negativi dovessero essere più seri di quanto attualmente previsto, ciò comporterebbe un ulteriore stimolo da parte delle banche centrali. Bisogna comunque sottolineare che questo stimolo è già enorme” spiega il team di economisti della divisione mercati emergenti di Raiffeisen Capital Management.
Sul fronte più strettamente economico, a condizione che l’economia cinese possa essere riportata al “normale funzionamento” in tempi relativamente brevi, gli analisti si aspettano buone probabilità che nel secondo e terzo trimestre segua una forte ripresa congiunturale dell’economia globale.
Se lo scenario di ripresa si dovesse avverare,
“dovrebbe essere particolarmente favorevole per le azioni dei paesi emergenti, le materie prime e le azioni cicliche. In cambio, il dollaro dovrebbe quindi indebolirsi leggermente, il che a sua volta migliorerebbe ulteriormente il contesto monetario nei mercati emergenti. A condizione che la situazione intorno al nuovo coronavirus non peggiori in modo significativo, la via più facile per i mercati azionari EM punta quindi ancora al rialzo”.