Trasporti, turismo, ristorazione. E ancora: fiere specializzate, commercio, agricoltura. Sono solo alcuni dei settori sull’orlo di una crisi di nervi per via dell’esplosione del coronavirus. Che sta minacciando i ritmi di crescita già fiacchi del sistema economico. Non solo in Italia. E con inevitabili ripercussioni anche sui mercati borsistici per le aziende dei settori coinvolti.
Complici i rischi di isolamento che incombono su Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, tre regioni capaci di incidere, da sole, su circa il 40% del Pil, nel breve periodo il conto da pagare nei prossimi mesi rischia di essere salato.
Confcommercio stima una perdita di 5-7 miliardi di euro nel caso in cui la crisi si prolunghi fino a maggio, mentre il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha stimato una riduzione del Pil dello 0,2% nell’arco di un anno. Si tratta di stime generali a quelle che ogni giorno arrivano dai vari settori.
Confturismo stima un’affluenza di 22 milioni di turisti in meno nei prossimi tre mesi. Un calo quantificabile in termini economici pari a 2,7 miliardi. Ricordiamo che in Italia, il segmento del turismo vale 146 miliardi di euro, circa il 12% del Pil.
Non lasciano intravedere nulla di buono anche le stime per l’auto. L’agenzia di rating Moody’s ha analizzato l’impatto del coronavirus sull’intera filiera e stima che la crescita nel settore a livello globale tornerà in positivo solo nel 2021, facendo segnare un +1,5%, dopo un un calo del 2,5% nel 2020.
Non meno grave appare la situazione per il comparto moda. Il sistema della moda italiana valeva, nel 2019, ricavi per oltre 90 miliardi di euro. La Camera della moda stimava perdite pari all’1,8%all’inizio di febbraio 2020, quando la crisi italiana era ancora in fase di incubazione. Un mese dopo, i danni rischiano più profondi.
Il conto si fa salato anche sul versante delle fiere. La tegola più grave è arrivata a Milano, con il rinvio a giugno del Salone del mobile. L’appuntamento, secondo dati della Camera di Commercio di Milano, genera un indotto da 350 milioni di euro.
Un’altra vittima eccellente del coronavirus è l’agroalimentare. Una stima di Coldiretti su dati Istat ha rilevato un calo dell’11,9% delle esportazioni solo per i prodotti italiani in Cina.
…ma c’è chi sorride
Ma se in generale si piange, come sempre per qualcuno il bicchiere è invece mezzo pieno.Si pensi solo alle aziende farmaceutiche e quelle che operano nel comparto sanitario, che hanno immediatamente beneficiato dell’allarme per il nuovo coronavirus cinese. Ma non solo. Le ultime settimane si sono rivelate una miniera d’oro per le aziende specializzate in maschere e indumenti protettivi, che stanno vivendo un vero e proprio boom, così come l’intero settore dei trasporti di emergenz e i produttori di guanti in lattice.
Per restare a quello che succede in Italia, l’emergenza Coronavirus ha messo le ali alle vendite di prodotti disinfettanti e in particolare di Amuchina. Un trend, questo, confermato da Angelini Pharma che ha registrato un aumento delle richieste. “La percezione dell’emergenza del diffondersi del virus – ha sottolineato il gruppo all’Adnkronos – ha portato a un incremento della richiesta di Amuchina, che l’azienda si sta impegnando a soddisfare aumentando le sue capacità produttive”.
Angelini Pharma conferma, infatti,
“di aver registrato nelle ultime settimane un aumento dell’esigenza di igiene da parte di molte persone in correlazione con il diffondersi delle notizie sul nuovo Coronavirus. In particolare, è aumentata l’attenzione dedicata all’igiene delle mani e delle superfici”.
Tra i settori che non sono stato intaccati dall’epidemia in corso e, anzi, ne ha tratto dei benefici spiccano infine Netflix e altre società che offrono servizi di streaming, che hanno ottenuto dei vantaggi dalla permanenza delle persone nelle proprie case per la paura del virus COVID-19.
Netflix “ovviamente beneficia del fatto che i consumatori restano a casa a causa delle preoccupazioni sul coronavirus (COVID-19), e questo riflette in una notevole sovraperformance dei prezzi delle azioni questa settimana”, ha scritto l’analista Dan Salmon, citato da Variety. A beneficiarne sono anche altre compagnie del settore tecnologico i colossi internet e dell’e-commerce come Facebook, Amazon e Slack.