Economia

Coronavirus: gli aiuti economici nel mondo, cifre e interventi

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Non è ancora chiaro se la crisi globale provocata dalla pandemia di coronavirus sarà davvero peggiore di quella del 2008; ciò che è sicuro, però, è che i governi delle maggiori economie mondiali stanno adottando misure di stimolo dalle dimensioni poderose, analoghe o più forti rispetto a quelle messe in campo durante la crisi finanziaria dello scorso decennio.
Ecco una panoramica degli interventi più significativi approvati finora in alcuni dei maggiori Paesi al mondo.

Stati Uniti

Il 25 marzo il Senato americano, dopo vari tentativi andati a vuoto, ha raggiunto il consenso necessario per l’approvazione di un piano da 2mila miliardi di dollari, già definito come il più grande progetto di stimolo fiscale della moderna storia americana.
Questo stanziamento di denaro permetterà al governo federale di inviare 1.200 dollari a ciascun cittadino americano fino ai 75mila dollari di reddito, cui si aggiungono 500 dollari per ciascun figlio a carico.
Il piano prevede, inoltre, prestiti a garanzia statale per 377 miliardi di dollari per il sostegno delle piccole imprese e 500 miliardi di dollari che andranno a costituire un fondo per il sostegno finanziario delle società impattate dalla crisi come le compagnie aeree. A tal proposito il governo sarà nella condizione di entrare direttamente nel capitale di queste società. Agli ospedali è stato destinato, infine, uno stanziamento da 100 miliardi di dollari.

Giappone

Lo scorso 23 marzo è stato rivelato da varie fonti vicine al governo giapponese che il pacchetto di misure anti-coronavirus che sarà adottato dall’esecutivo nipponico avrà un valore pari circa 137 miliardi di dollari. Una cifra assai vicina quella che il Giappone decise di spendere per sostenere l’economia nel corso della crisi del 2008. Il via libera del parlamento è atteso per il 27 marzo.

Francia

Per quanto riguarda la Francia, il valore degli aiuti fiscali rivelato la scorsa settimana dal ministero delle Finanze arriverà a 45 miliardi di euro. Si tratta di una prima cifra che potrebbe essere decisamente aggiornata al rialzo mentre gli effetti sull’economia del virus si renderanno più chiari.
Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, ha definito quella contro il coronavirus come una “guerra economica e finanziaria”.

Germania

La Germania finora è il Paese europeo che ha annunciato le misure di stimolo economico più consistenti. Il budget aggiuntivo per l’emergenza coronavirus, che sarà finanziato in deficit, arriva a quota 156 miliardi di euro. “E’ un piano molto grande che include molte misure” aveva annunciato il ministro delle Finanze tedesco, Olaf Scholz lo scorso 23 marzo. In aggiunta all’incremento di spesa pubblica il governo tedesco ha annunciato la costituzione di un fondo da 400 miliardi di euro che offrirà garanzie pubbliche sul debito delle imprese a rischio di insolvenza.
Infine la banca pubblica KfW (una sorta di Cdp tedesca) avrà la possibilità di acquisire quote dirette di capitale di società fino a un controvalore di 100 miliardi di euro: obiettivo della misura è quello di scongiurare possibili acquisizioni straniere. Inoltre, la stessa KfW potrà erogare fino a 100 miliardi di crediti per aiutare le imprese in questa fase di difficoltà.
Il valore potenziale del pacchetto di aiuti tedesco tocca quindi quota 750 miliardi di euro.

Regno Unito

Anche l’Inghilterra si appresta a sfoderare un interventismo pubblico nell’economia superiore a quello visto durante la crisi finanziaria. Il primo ministro britannico, Boris Johnson, ha annunciato lo scorso 24 marzo un’estensione del budget pubblico pari a 57 miliardi di sterline (66 miliardi di dollari) per aiutare l’economia colpita dal coronavirus.
Il valore degli stimoli sarebbe pari, così, al 2,5% del Pil: durante la crisi finanziaria il le misure messe in campo si fermarono a una cifra pari al 2% del Pil, ha affermato Bloomberg.
A questo budget si affianca una dotazione da 330 miliardi di sterline (395 miliardi di dollari) in garanzie pubbliche sui prestiti alle imprese.

 

A tutti questi interventi di politica fiscale si aggiungono le misure di politica monetaria adottate dalle principali banche centrali che nelle scorse settimane hanno già tagliato i tassi di interesse e riavviato piani di quantitative easing nei diversi Paesi.