Dopo qualche settimana di relativa tranquillità il ritmo dei contagi da coronavirus è ripartito velocemente, anche a seguito della rapida diffusione delle varianti, e a breve sono attesi nuovi provvedimenti del governo e restrizioni dopo quella appena annunciata dalla Lombardia che da venerdì 5 marzo sarà zona arancione scuro fino a domenica 14 marzo.
«Per la seconda settimana consecutiva – afferma Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe – si registra un incremento dei nuovi casi che negli ultimi 7 giorni supera il 33%, segnando l’inizio della terza ondata».
I contagi settimanali rilevati dalla fondazione Gimbe
Secondo le indiscrezioni circolate nelle ultime ore da lunedì 8 marzo potrebbero passare in zona rossa l’Emilia Romagna, la Campania e l’Abruzzo, che ha già due province – Pescara e Chieti – in lockdown.
A rischio arancione ci sono la Calabria, il Friuli Venezia Giulia e il Veneto, con Lazio e Puglia. Se confermato questo scenario in due terzi dell’Italia saranno in vigore le restrizioni più rigide. La situazione è sotto controllo solo in Sardegna che attualmente è in zona bianca.
L’allarme varianti preoccupa il governo Draghi e gli esperti del ministero della Salute e non è da esclude la possibilità di una stretta ulteriore nei prossimi giorni, con un provvedimento straordinario.
Secondo quanto rilevato dalla fondazione Gimbe, rispetto alla settimana precedente, in 16 Regioni e nella provincia di Trento aumentano i casi attualmente positivi per 100.000 abitanti e in tutto il Paese sale l’incremento percentuale dei nuovi casi ad eccezione della provincia di Bolzano, Umbria e Molise già sottoposte a severe misure restrittive.
Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti Covid supera in 5 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 9 Regioni quella del 30% delle terapie intensive.
«La Fondazione Gimbe – conclude Cartabellotta – già da settimane segnala le spie rosse di un’aumentata circolazione del virus, la cui forte accelerazione sta di fatto avviando la terza ondata. Ma i tempi di politica e burocrazia sono sempre troppo lunghi e le zone rosse locali arrivano quando la situazione ormai è sfuggita di mano.
La campagna vaccinale, intanto, stenta a decollare non solo per i noti ritardi di produzione e consegna delle dosi, ma anche per difficoltà organizzative di molte Regioni che lasciano “in fresco” dosi di vaccino che potrebbero evitare ricoveri e salvare vite, soprattutto tra le persone più a rischio di COVID-19 severa. Infine, il primo Dpcm a firma Draghi non segna affatto il cambio di passo auspicato: il sistema delle Regioni “a colori” resta di fatto immutato, così come le misure per la maggior parte delle attività produttive e commerciali. E a pagare il conto più salato, come sempre, è la scuola».