I timori per la crescente diffusione del coronavirus in Europa e negli Usa si è riflessa inevitabilmente sui listini internazionali L’ultima settimana di febbraio si è chiusa con un rosso superiore all’11% per Piazza Affari; Wall Street, invece, ha subito un crollo superiore al 10%, con la correzione più rapida mai vista nell’arco della sua storia.
In contesti come questi, con una volatilità attesa assai elevata, la tentazione di uscire dal mercato azionario in attesa di tempi meno nervosi può facilmente sollevarsi nella mente dei risparmiatori.
Anche se ogni crisi è, a suo modo, diversa, l’esperienza del passato può essere una guida interessante per osservare in modo più lucido fasi di mercato confuse come quella osservata negli ultimi giorni. Da un grafico elaborato da JP Morgan che analizza le performance azionarie del ventennio compreso fra il 1999 e il 2018 emerge una semplice regola: l’investimento di lungo termine rende bene, a patto di non perdersi anche una piccola parte delle migliori sedute di borsa spalmate nell’arco dei 20 anni. Ovvero: la strategia funzione se si evita di toccare l’investimento nel momento sbagliato.
Se si fossero investiti 10mila dollari nello S&P 500 dal 1999 al 2018, senza mai toccarli, al termine del periodo la somma avrebbe raggiunto il valore di 29.845 dollari con un ritorno annuo del 5,6%. Cosa sarebbe successo se, magari presi dall’ansia, si fosse disinvestito nel momento sbagliato perdendo così le 10 migliori sedute? I ritorni sarebbero più che dimezzati, al 2% annuo. Se poi venisse perso un numero ancor superiore di giornate di trading particolarmente fortunate il bilancio finale sarebbe ancor più magro, fino a passare in negativo una volta mancate le 20 migliori sedute.
Certo, si potrebbe fare il discorso inverso: l’investitore che riesce a evitare le sedute peggiori potrebbe incrementare di molto le performance. Purtroppo, il comportamento, in situazioni analoghe a quelle che appena sperimentate con il caso coronavirus, spingono gli investitori a uscire dal mercato quando la correzione è ormai avvenuta – incassandone la perdita. Ma c’è di più:
JP Morgan fa notare che, nel ventennio preso in considerazione, ben sei fra le 10 migliori sedute per l’indice S&P 500 sono avvenute nelle due settimane successive alle giornate peggiori. Pertanto, disinvestire in questa fase potrebbe essere un grosso errore, specialmente se il proprio orizzonte di investimento è ancora lungo.