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Coronavirus, nell’ultima settimana aumentano i contagi e i ricoveri in Italia

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Non c’è tregua per la diffusione del coronavius in Italia. Nel corso dell’ultima settimana (16-22 settembre), secondo quanto rilevato dal monitoraggio indipendente della fondazione Gimbe, si è registrato un ulteriore incremento nel trend dei nuovi casi (10.907 vs 9.837) rispetto a quella precedente a fronte di un lieve aumento dei casi testati (385.324 vs 370.012).

 

Dal punto di vista epidemiologico crescono pertanto i casi attualmente positivi (45.489 vs 39.712) e, sul fronte degli ospedali, i pazienti ricoverati con sintomi (2.604 vs 2.222) e in terapia intensiva (239 vs 201).
Dopo la sostanziale stabilità registrata nella settimana precedente, tornano a salire anche i decessi (105 vs 70).

In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano le seguenti variazioni:

• Nuovi casi: +10.907 (+10,9%)
• Casi attualmente positivi: +5.777 (+14,5%)
• Casi testati +15.312 (+4,1%)
• Tamponi totali: +52.304 (+9%)
• Ricoverati con sintomi: +382 (+17,2%)
• Terapia intensiva: +38 (+18,9%)
• Decessi: +35 (+50%)

Nuovo aumento dei ricoveri

L’incremento progressivo dei casi attualmente positivi si riflette sull’aumento delle ospedalizzazioni: infatti, in 2 mesi i pazienti ricoverati con sintomi sono aumentati da 732 a 2.604 e quelli in terapia intensiva da 49 a 239.

«Fortunatamente – spiega Cartabellotta – la composizione percentuale dei casi attualmente positivi si mantiene costante: mediamente il 93-94% sono asintomatici/oligosintomatici; i pazienti ricoverati con sintomi rappresentano il 5-6% del totale e quelli in terapia intensiva lo 0,5%, anche se con differenze regionali rilevanti».

Cosa aspettarsi nelle prossime settimane

Per quanto riguarda il futuro, la fondazione Gimbe sottolinea che da 8 settimane consecutive i numeri confermano la crescita costante della curva epidemica e delle ospedalizzazioni, e al momento sono molte le variabili che non lasciano ipotizzare alcuna flessione: dalla riapertura delle scuole all’aumento della circolazione del virus nella stagione invernale; dal continuo incremento dei casi in paesi senza restrizioni di ingresso in Italia, alla convivenza tra coronavirus e influenza stagionale; dalla vita in ambienti chiusi e su mezzi pubblici più affollati, alla ventilata riapertura degli stadi.

 

«Se è vero che rispetto ad altri paesi europei – chiarisce Cartabellotta – manteniamo ancora un vantaggio rilevante grazie ad un lockdown più tempestivo, intenso e prolungato e a riaperture più graduali, non è il caso di adagiarsi sugli allori, ma bisogna giocare d’anticipo sul coronavirus per contenere la seconda ondata ed evitare sovraccarichi del sistema sanitario.
Innanzitutto, serve un potenziamento consistente del sistema di testing & tracing oltre che adeguate misure per l’isolamento domiciliare; in secondo luogo devono essere garantite le coperture vaccinali a tutte le categorie a rischio; infine, bisogna assicurarsi che i servizi sanitari delle Regioni del centro-sud, meno avvezzi alla gestione dell’emergenza ospedaliera da Covid-19, siano adeguatamente organizzati e potenziati.
Tutti noi infine, oltre a rispettare rigorosamente tutte le misure raccomandate, siamo chiamati a proteggere al meglio gli anziani e le persone fragili, vista la notevole circolazione in ambito familiare del virus, soprattutto tra giovani asintomatici».