Si chiama remdesivir ed è il farmaco testato contro l’Ebola e che nelle ultime ore si sta dimostrando efficace per combattere il nuovo coronavirus. L’uso del remdesivir è compassionevole nel senso che non è stato studiato per curare l’infezione da Covid-19, ma viene usato per il trattamento in emergenza di singoli pazienti in gravi condizioni dimostrando di avere una qualche efficacia.
AIFA e Gilead Sciences, l’azienda che lo produce, hanno annunciato la sperimentazione clinica indicando anche i primi centri italiani coinvolti che sono l’Ospedale Sacco di Milano, il Policlinico di Pavia, l’Azienda Ospedaliera di Padova, l’Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma e l’Istituto Nazionale di Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma. Come afferma a Repubblica Massimo Galli, Direttore Divisione Clinica di Malattie Infettive AO-Polo Univ. Luigi Sacco:
“Remdesivir è uno dei pochi farmaci per cui abbiamo prova di efficacia, ma solo su modelli di laboratorio, nei confronti dei coronavirus (…) Nella situazione di totale carenza di farmaci specifici, l’impiego compassionevole di remdesivir ha dato una possibile speranza per l’identificazione di una terapia che potesse avere una efficacia anche nei pazienti con infezione da Sars-CoV-2. È evidente però che nei pazienti con infezione avanzata non è facile poter determinare il grado di efficacia in un contesto di uso compassionevole, quindi i dati che proverranno dai protocolli di sperimentazione clinica saranno estremamente importanti (…) Questo ci consentirà di determinare con ragionevole sicurezza la validità dell’approccio terapeutico anche nei pazienti senza compromissione in relazione allo standard of care, cioè alle altre opzioni che al momento stiamo utilizzando. Quello di remdesivir è il primo protocollo di ricerca controllato che viene realizzato per la determinazione dell’efficacia di un farmaco in questa specifica condizione clinica”.