Mazziero Research, nel 2020 Italia in recessione: in fumo fra il 2,5 e il 3% del Pil
L’inasprimento delle misure di contenimento del contagio-coronavirus in Italia hanno messo in chiaro che, in questa crisi, la sicurezza sanitaria avrà la priorità su tutto, comprese le valutazioni di tipo economico. La chiusura in zona rossa di alcune fra le aree più produttive del Paese costerà, nei primi due trimestri dell’anno un forte contraccolpo, che potrà essere recuperato solo nell’ultima parte dell’anno e nel 2021.
E’ questa la previsione dell’istituto di ricerca indipendente Mazziero Research.
“I valori del Pil trimestrale restano negativi sia per il 1° sia per il 2° trimestre” e confermano “la recessione tecnica almeno per tutta la prima metà del 2020. Nel 3° trimestre si dovrebbe già assistere a una ripresa che potrebbe portare il Pil trimestrale in positivo; dal 4° trimestre si innesterà invece una forte ripresa che durerà anche nei primi mesi del 2021”.
In questa seconda fase dell’anno la ripresa sarà “dovuta a una normalizzazione dell’attività lavorativa e dei consumi, oltre a una ricostituzione delle scorte industriali. Lo shock di domanda e offerta porterà le aziende a ripensare molti dei processi che hanno mostrato criticità durante il periodo di crisi, in particolare la catena delle forniture”.
Nonostante la prevista ripresa nella seconda metà dell’anno, il Pil italiano per il complesso del 2020 è previsto in calo del 2,5-3%.
L’andamento del debito pubblico
Le previsioni sul debito pubblico italiano di Mazziero Research non incorporano ancora gli effetti del contagio da coronavirus e le relative misure fiscali di contrasto alla crisi. Per il momento, la stima per gennaio 2020 vede il debito a quota 2.449 miliardi (in forte aumento rispetto a dicembre). Il dato ufficiale verrà pubblicato il 16 marzo.
Per quanto riguarda la stima a giugno 2020 l’istituto di ricerca prevede un livello del debito compreso tra i 2.472 e i 2.489 miliardi (il dato ufficiale si saprà il 14 agosto 2020).
Mazziero Research, tuttavia, sottolinea che “il debito pubblico è soggetto ad ulteriori innalzamenti in considerazione alle misure che verranno predisposte per sostenere l’economia”.