Approfittiamo della calma mediatica di queste ore per acquisire un briciolo di consapevolezza in più su quello che sta accadendo attorno a noi, nonostante il nuovo picco di contagi da coronavirus.
Ieri sera, mentre cenavamo, mio cognato che vive a Roseto, sulla costa nord abruzzese, scorre il telefono e mi dice :“Oggi da noi (Roseto) ci sono stati 120 contagiati nuovi”. Notando che continuava a scorrere la notizia sul suo telefonino gli ho chiesto :“Quante persone sono finite in ospedale?”. Mi risponde immediatamente. “Due. Ed una qui c’è scritto che è stata immediatamente dimessa”.
La sua espressione è cambiata completamente. Dopo essere stato corrucciato per la prima parte della lettura, ho notato un moto di rilassamento nell’ apprendere che solo in due avessero avuto bisogno di cure.
Ecco perché continuo a dire che il vero riferimento, in questo periodo, non è il numero dei contagiati, ma in realtà gli impatti che questi numeri a cascata hanno successivamente sulle strutture sanitarie che, in caso di grossi impatti, vivrebbero condizioni di difficoltà.
Ed allora prendendo in prestito lo splendido lavoro del Professor Spada dell’ Humanitas di Milano provo a fare un esercizio fotografico.
Al 30 dicembre del 2021, in che condizioni erano tutti i contagiati da coronavirus d’Italia?
- Dal grafico (dati ISS.) si nota come a seconda della fascia d’età c’è uno zoccolo duro che va dal 51% al 61% che è completamente asintomatico. Insomma prendendo in considerazione i 127mila positivi del 30 dicembre circa 74mila non sapevano neanche di essere malati.
- Un altro 22% circa, qui comincia a contare non poco l’età, sono leggermente sintomatici. Il termine medico è pauci sintomatici. Se prendete la spiegazione letterale dalla Treccani, la definizione ci dice che: In patologia medica, si parla di paucisintomatologia quando si fa riferimento ad una manifestazione morbosa con quadro clinico povero di sintomi. Quindi tenendo il 22% come media sui 127mila di prima ne abbiamo altri 28mila che hanno poco o nulla. Sommando i due valori ai punti 1 e 2 arriviamo al dato che su 127mila nuovi contagiati praticamente, 102mila circa non sarebbero neanche da considerare malati.
- Vediamo cosa accade con quelli che restano. Un altro 19% medio, praticamente altre 24mila persone, hanno sintomi definiti lievi. Non sto qui a riprendere il significato o l’etimologia del termine “lieve”, ma appare chiaro che anche questo gruppo di persone può essere associato a quelli dei punti 1 e 3. Questo porta il saldo dei contagiati senza problemi a circa 126mila persone.
- Poco sopra l’1% i casi definiti critici siamo sulle 270 persone mentre i restanti rispetto al saldo totale sono comunque pazienti da trattare in maniera “attenta” dalle strutture sanitarie.
Quello che bisognerebbe cominciare a fare è creare nella popolazione più competenze che allarmismo, più educazione che paura. La paura porta a compiere gesti non corretti, l’essere informati invece, anche sui comportamenti, permette alle persone, prima di non sentirsi disorientate poi di saper sempre cosa fare. Evidentemente il vero problema in questo momento è più legato all’efficienza e alla capacità ricettiva delle strutture sanitarie che alla gravità degli impatti del COvid_19 sulla salute delle persone.
Almeno i numeri, in questa fase storica, ci dicono proprio questo, come abbiamo appena visto.
Voglio però farvi notare un altro aspetto e per farlo faccio riferimento alla successiva slide che tende ad evidenziare come stia cambiando la letalità del Covid_19 ondata dopo ondata. E’ evidente che, come sempre è successo in passato, pian piano la condizione pandemica si trasforma in una situazione endemica.
Cosa vuol dire? Che, pian piano, il virus sì adatta sempre più all’ospite (cioè noi uomini) ed evita di ucciderlo. L’ospite invece producendo sempre più anticorpi impara a contrastare la letalità del virus e ne subendone sempre meno l’aggressività.
Ecco perchè i dati che per ora vengono registrati con Omicron in tutto il mondo continuano a far ben sperare.
È importante comprendere anche gli impatti generati dall’arrivo dei vaccini in tutto il mondo. Anche in questo caso i numeri e i grafici, parlano molto chiaramente. Prendiamo il primo che evidenzia in maniera inequivocabile la differenza di presenze e i letti nelle terapie intensive tra chi è vaccinato contro il coronavirus (linea verde) e chi non lo è (linea rossa).
Ma il prossimo grafico, è ancora più esplicativo, visto che ci fa vedere le differenze sull’efficacia dei vaccini confrontando positivi, ricoverati, terapie intensive e decessi.
Per chiudere: la situazione sembra essere in netto miglioramento. Nonostante il numero dei contagiati da coronavirus sia crescente in realtà, la pandemia, grazie anche alle vaccinazioni e alle innumerevoli guarigioni, sta pian piano scemando. Quello che ho scritto nei giorni scorsi, qui tutta la serie degli articoli, credo proprio trovi sempre più conferme. Ce lo auguriamo davvero.