Le posizioni della direttrice per la virologia dell’ospedale Sacco di Milano, Maria Rita Gismondo, avevano scatenato, per prime, il confronto pubblico sui possibili eccessi dell’allarme coronavirus. Una paura rinforzata, più che mitigata, dalle misure di sicurezza messe in campo per arginare il contagio. E’ facile, infatti, collegare la straordinarietà di provvedimenti come la chiusura di scuole e teatri a scenari apocalittici.
In quelle ore di disorientamento, la professoressa Gismondo aveva parlato sul suo profilo Facebook di una “follia”, dei “danni economici” che da essa sarebbero derivati, di una infezione, quella indotta dal coronavirus “appena più seria” di una influenza stagionale. Post che hanno fatto il giro di tutti i media, sollevando anche dure critiche da parte del noto collega della Gismondo, Roberto Burioni. In questa intervista rilasciata a Wall Street Italia, la prof.ssa Gismondo chiarisce la sua posizione, dopo aver cancellato dal suo profilo ogni traccia di quelle esternazioni.
Prof.ssa Gismondo, come si sta evolvendo la situazione nelle ultime ore da quello che state osservando presso l’ospedale Sacco?
La situazione al Sacco è in piena evoluzione e segue l’andamento del fenomeno lombardo di CoViD-19. La scorsa settimana si è avuto un’esplosione di casi positivi che abbiamo tenuto in quarantena e qualche ricoverato critico. In una seconda fase cercheremo di liberare le stanze dai positivi in quarantena per adibirli esclusivamente ai malati. I soggetti in quarantena possono stare a casa seguendo indicazioni precise.
Nel suo post comparso su Facebook faceva riferimento a una “follia” che farà danni economici, a che cosa stava pensando esattamente con quel termine?
Dico che il panico con una esagerata presenza nei media di immagini catastrofiche e l’indagine a tappeto della popolazione genera panico. Questo induce a comportamenti di asocialità.
Peraltro, comunicando i positivi come se fossero malati, si dà un’immagine di Italia fortemente colpita dalla malattia. Ciò nuoce al turismo, all’economia.
Osservando i numeri del contagio in Italia, si sente di condividere la preoccupazione delle persone? Cosa vorrebbe dire loro?
L’attenzione è un sentimento positivo che ci fa mettere in guardia dai pericoli. Il panico crea scompiglio, disorientamento, convulsivi. Stiamo attraversando un momento degno di grande attenzione ma non di panico. Le misure che si sono prese, proprio per circoscrivere il virus, ci cauteleranno dalla sua diffusione. Il sistema sanitario italiano è molto robusto. Dobbiamo tutti sentirci al sicuro. Passerà…
A proposito della reale pericolosità del nuovo Coronavirus: conferma, come da lei scritto in precedenza, che si sta diffondendo qualcosa solo di poco più pericoloso di una comune influenza? Quali sono gli elementi che giustificano la sua posizione?
I soggetti non anziani e che non soffrono di particolari patologie pregresse possono comunque subire conseguenze serie in caso di infezione?
Dico che, osservando i dati epidemiologici, anche se il virus si diffonde facilmente , non ha un’alta letalità. Si pone tra l’influenza e la vecchia SARS. Ad oggi i decessi sono stati quasi nella loro totalità in pazienti molto anziani e con patologie in atto. Il motivo per cui si deve stare attenti , è per evitare che si diffonda prevedono una protezione delle fasce più deboli. Ricordiamo che non abbiamo né vaccino, né terapia.
La prima reazione, avendo letto il suo messaggio ripreso dai giornali, sarebbe potuta essere la seguente: ‘Se il virus non è così preoccupante, perché le autorità stanno facendo il possibile per arginarne la diffusione con misure tanto drastiche?’
La politica deve rassicurare la gente. Dal punto di vista scientifico, le misure intraprese servono ad intervenire molto velocemente nell’arginare la diffusione del virus.
Al di là della legittima polemica sui toni [fu apostrofata come “la signora del Sacco”], cosa si sentirebbe di rispondere a Roberto Burioni che ha sottolineato la diversità del nuovo coronavirus dalla normale influenza stagionale?
Per quanto riguarda la divergenza, credo sia chiarita. Le beghe personali non fanno bene e non le raccolgo mai. La scienza ha bisogno di collaborazioni, non di divisioni.
I suoi post riportati dai media sono stati rimossi dalla sua pagina Facebook, ci può spiegare il perché di questa decisione?
Facebook è una pattumiera. Pubblicare anche una sola idea personale solleva un vespaio, soprattutto se sei un personaggio pubblico. Non credo che lo userò più.