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Non si arresta la corsa del Bitcoin, che si è portato a ridosso dei 52mila dollari. Dopo esser salito del 150% nel 2023, da inizio 2024 la valuta digitale ha segnato +22%. Si avvicina così sempre di più il massimo storico, che risale a novembre del 2021, quando il bitcoin toccò 69mila dollari. Nel frattempo, la capitalizzazione, secondo i dati di CoinMarketCap, è tornata a toccare quota 1 trilione di dollari per la prima volta dalla fine del 2021.
I motivi dietro la corsa
A spingere gli acquisti sono le buone notizie che arrivano dagli afflussi nei fondi ETF che detengono direttamente bitcoin. Gli investitori continuano ad acquistare ETF bitcoin perché “vedono le criptovalute come un asset class legittimo” hanno dichiarato gli analisti di Marex Solutions.
Ricordiamo che quest’anno la prima spinta alle quotazioni del bitcoin è arrivata lo scorso 10 gennaio, quando la Sec ha approvato dopo 10 anni i primi Etf spot sul bitcoin. Tra gli emittenti ci sono asset manager del calibro di BlackRock, Fidelity e Invesco che insieme gestiscono masse per oltre 15mila miliardi di dollari.
Ma secondo gli analisti, il vero boom di quotazioni potrebbe arrivare nei prossimi mesi, in concomitanza con il prossimo halving, il dimezzamento della quantità prodotta di bitcoin, previsto per aprile. L’obiettivo dell’halving è quello di ridurre l’offerta per sostenere quindi le quotazioni. In buona sostanza il regolamento prevede che ogni quattro anni la quantità versata ai “minatori” venga dimezzata sino a quando non si raggiungeranno 21 milioni di monete attorno al 2140.
Bitcoin spacca in due gli investitori professionali
Nonostante l’approvazione da parte della Securities and Exchange Commission (SEC), che è arrivata dopo circa dieci anni di bocciatura, l’ETF, e in generale il mondo delle valute digitali, continua a spaccare in due anche gli investitori professionali d’oltreoceano.
È il caso di Vanguard, che ha annunciato di non avere piani per introdurre ETF su Bitcoin spot sulle sue piattaforme, “Nonostante valutiamo continuamente la nostra offerta di brokeraggio e esaminiamo nuovi prodotti sul mercato, gli ETF su bitcoin spot non saranno disponibili per l’acquisto sulla piattaforma Vanguard”, ha dichiarato la società, spiegando che l’ETF così come altri prodotti legati alla criptovaluta non hanno un valore di investimento duraturo che soddisfi le esigenze dei suoi clienti.
Tra i più critici delle big bank americane, un posto di primo piano è occupato da Jamie Dimon, numero uno di Jp Morgan, che, di recente, in un’intervista a Cnbc a margine del World Economic Forum di Davos ha ribadito per l’ennesima volta la sua opinione negativa sulle valute digitali: “È l’ultima volta che parlo di questo argomento. Abbiamo sprecato troppe parole sulla questione” ha detto il banchiere, ribadendo che “il bitcoin non serve a nulla, è un giochino inutile, mentre la tecnologia blockchain è reale. La usiamo, sposterà denaro, sposterà dati”. E ha poi concluso: “Non voglio dirvi cosa fare, perché siamo in un Paese libero, ma il mio consiglio è di non farsi coinvolgere”.
Nella lunga lista dei critici, spicca infine il miliardario Warren Buffett, da sempre profondo oppositore delle criptovalute. “Gli appartamenti producono affitti, le fattorie producono cibo. I Bitcoin non servono a nulla. Se mi venissero offerti tutti i Bitcoin del mondo per 25 dollari, non li prenderei perché non saprei cosa farmene” ha detto il tycoon Usa in un celebre intervento, ribandendo la sua contrarietà ad investimenti nel mondo digitale.
In generale, va tenuto presente che il bitcoin resta un investimento altamente speculativo, caratterizzato da una forte volatilità dei prezzi. Investire in Bitcoin o in qualsiasi altra criptovaluta dovrebbe essere una decisione ben ponderata, tenendo conto del proprio profilo di rischio, degli obiettivi finanziari e della propria comprensione del mercato.