ROMA (WSI) – Bufera sul ministro degli Interni, Angelino Alfano, in seguito alle prime ammissioni degli indagati nella maxindagine della Procura sulla cricca dedita a corruzione e riciclaggio. Dopo che nei giorni scorsi era spuntato il suo nome, citato per l’assunzione di suo fratello alle Poste, ora nella tempesta e’ finito anche suo padre.
“Oggi la barbarie illegale arriva a farmi scoprire, dalle intercettazioni tra due segretarie, che un uomo di ottant’anni, il cui fisico è da tempo fiaccato da una malattia neurodegenerativa che non lo rende pienamente autosufficiente, avrebbe fatto ‘pressioni’ presso le Poste per non so quale fantastiliardo di segnalazioni” ha detto ieri Alfano, aggiungendo che è “indegno” dare credito a “due signore che parlano, anche insultandomi” e “non so chi siano”. “Le due signore che parlano, anche insultandomi – rileva Alfano, riferendosi all’intercettazione in cui la segretaria di Raffaele Pizza parla di 80 curriculum per Poste Italiane inviati dal padre del ministro – non so chi siano, ma quell’uomo lo conosco bene perché è mio padre ed è indegno dare credito e conto a ciò che i magistrati avevano scartato dopo avere studiato”. “Nel frattempo – aggiunge – il contenuto reale dell’inchiesta giudiziaria passa in secondo ordine in spregio ai tanti uomini dello Stato che a quella inchiesta si sono applicati”.
Ieri davanti al gip Giuseppina Guglielmi sono sfilati alcuni indagati, nell’ambito dell’interrogatorio di garanzia, tra cui Maurizio Lanari (amministratore di una società), Sergio Rossi (amministratore società informatica) , Claudio Crognale (amministratore di società), Marco Nobile e Armando Baldini, quest’ultimi due funzionari della Agenzia delle Entrate.
Intanto le opposizioni chiedono le dimissioni del ministro. “Ministro Alfano, faccia una cosa giusta: dimissioni. Non per l’assunzione del fratello alle Poste o per quello che avrebbe fatto il padre, ma per la sua totale incapacità di difendere i confini e la nostra sicurezza, i cittadini italiani e le stesse Forze dell’Ordine. #angelinoacasa” ha detto Matteo Salvini su Facebook commenta la vicenda che vedrebbe coinvolto il ministro.
Sulla stessa linea i capigruppo M5S di Camera e Senato Laura Castelli e Stefano Lucidi. “Poste Italiane SpA, sta per “Poste Italiane Società per Alfano”? Le intercettazioni telefoniche inchiodano letteralmente il ministro degli Interni del Governo Renzi. Tra il padre che invia 80 curriculum alle Poste e l’assunzione del fratello del ministro nella stessa società, dovrebbe rassegnare oggi stesso le dimissioni”.
I capigruppo di Possibile e Alternativa Libera, Pippo Civati e Massimo Artini ricordano che”Siamo al terzo grave scandalo che vede coinvolto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, nel giro di poco più di tre anni. Il primo risale all’inumana estradizione di Alma Shalabayeva e dei suoi figli, il secondo riguarda lo spostamento del prefetto di Enna ad Isernia su cui sta indagando la Procura di Roma e adesso il suo nome è nuovamente nelle carte di un’altra inchiesta insieme al padre e al fratello. E’ chiaro che la misura è colma, per questi motivi il gruppo parlamentare di Alternativa Libera – Possibile, chiede al Ministro Alfano di rassegnarsi e di rassegnare immediatamente le dimissione per togliere il Paese e se stesso da questo imbarazzo senza dover costringere il Parlamento a votare una mozione di sfiducia”.
Non e’ d’accordo il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato secondo cui “Angelino Alfano sta facendo bene il suo lavoro di ministro e le cose che leggiamo non coinvolgono né il suo lavoro né la correttezza del suo comportamento. La richiesta di dimissioni è pretestuosa”.
Ma Alfano non ha alcuna intenzione di fare passi indietro. “Non ci sarà un caso ‘Lupi due’ – dice parlando con i suoi -, non è possibile che si determinino le dimissioni di un ministro importante come il titolare dell’Interno, in forza di una speculazione mediatica e successivamente politica”. “Come nel caso dell’ex ministro Lupi – spiega un deputato di Ncd -, non c’è alcun rilievo giudiziario che coinvolga la persona di Alfano. E lui, giustamente, non ha nessuna intenzione di dimettersi. Anche perchè è chiaro che qui non stiamo parlando del destino personale di Angelino Alfano, ma della tenuta complessiva del governo. E a un uomo delle istituzioni è richiesto di farsi carico di una responsabilità istituzionale più vasta. Chiediamoci cosa significherebbe per l’Italia rinunciare in questo momento al ministro dell’interno. A un ministro che ha ottenuto notevoli risultati nella lotta al crimine organizzato e su tutti i fronti della sicurezza interna”.