MILANO (WSI) – Dopo aver raschiato il fondo negli anni passati, ora l’Italia tenta di recuperare e si piazza al 25esimo posto su 32 paesi per la più alta concentrazione di corruzione.
Lo rende noto un’indagine di Transparency International, la più grande organizzazione a livello globale che si occupa di studiare, prevenire e contrastare il fenomeno dell’immoralità e dei fenomeni corruttivi in tutto il mondo.
Secondo l’indagine dal 2012 ad oggi in Italia le cose sono cambiate e il nostro paese è riuscito a scalare ben 18 posizioni, registrando così un trend in assoluta controtendenza con l’andamento registrato dalla maggior parte degli altri Paesi. La legge Severino e l’istituzione dell’ANAC, l’approvazione delle nuove norme sugli appalti, l’introduzione dell’accesso civico e la recente tutela dei whistleblower, il legislatore italiano ha cercato di mettere una pezza alle lacune normative sul tema corruzione, ma i problemi da affrontare sono ancora altri.
In primo luogo – secondo Trasparency International – dovremmo parlare dei finanziamenti alla politica. Se da una parte, infatti, abbiamo una maggiore trasparenza sul fronte dei finanziamenti ai partiti, dall’altra ci sono soggetti che vengono usati per canalizzare risorse e non hanno gli stessi obblighi di trasparenza e rendicontazione: l’esempio è dato dalle Fondazioni e dalle associazioni politiche.
Certo è che l’Italia si consola guardando ad altri paesi. Dall’indagine dell’associazione infatti il dato più allarmante emerso è che la corruzione aumenta laddove sono più basse le protezioni per la libertà di stampa e per l’attività delle organizzazioni non governative.
La maggiore sorpresa arriva però da una nazione che ha visto salire al potere da poco meno di due anni, un uomo che ha fatto della battaglia ai corrotti la sua bandiera, Rodrigo Duterte, soprannominato “Il Giustiziere” a capo delle Filippine. Con le sue campagne di omicidi extragiudiziari – giunti secondo alcune statistiche alla cifra di 10mila vittime – il paese si trova appena a quota 34, sotto di un punto rispetto all’anno precedente la sua elezione e appena due posizioni sopra quelle del Pakistan e dell’Egitto. Questo a riprova, dice l’indagine dell’associazione, che la corruzione si annida dove c’è meno libertà e dove c’è chi la combatte uccidendo.