ROMA (WSI) – “Il problema è che siamo fermi. Solo alla fine di quest’anno l’Europa tornerà ai livelli produttivi del 2008, ma l’Italia è ancora lontana e serviranno diversi anni” per recuperare quel livello. E’ quanto ha detto Ignazio Visco, numero uno di Bankitalia, in un convegno alla Farnesina.
Visco ha detto chiaramente – contraddicendo l’ottimismo del premier Renzi e del ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan – che “siamo in una fase di ristagno”, e “questo è un problema”.
Sulla necessità di adottare riforme strutturali, il numero uno di Bankitalia ha sottolineato che esse “non sono da fare perché ce lo chiedono il mercato, la Bce e l’Europa ma perché è nel nostro interesse” e “se restiamo fermi andiamo indietro”.
In mattinata ha parlato anche il presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti, Enrica Laterza, nella relazione per il giudizio sul rendiconto dello Stato, affermando che è prioritario tagliare le tasse sia per le aziende che per le famiglie.
“Difficilmente il sistema economico potrebbe sopportare ulteriori aumenti della pressione fiscale. Prioritaria appare semmai la necessità di un intervento di segno opposto, volto a restituire capacità di spesa a famiglie e imprese”, ha detto Laterza.
Il procuratore generale della Corte dei conti, Martino Colella, ha aggiunto che “la pressione fiscalecontinua a rimanere elevata nel confronto internazionale, con un divario, che permane nel 2014, di 1,7 punti percentuali di prodotto rispetto alla media degli altri paesi dell’area euro”.
Occhio inoltre alle spese per le pensioni, ha avvertito Laterza, che salgono a ritmo “continuo ed elevato”. Guardando inoltre alla dinamica dei conti pubblici, si assiste a una “caduta verticale degli investimenti” e a un “continuo ed elevato ritmo di espansione delle prestazioni pensionistiche”.
Laterza ha suggerito di far pagare di più ai cittadini i costi di alcuni servizi. “Un duraturo controllo della spesa pubblica può ormai difficilmente prescindere dalla questione del perimetro dell’intervento pubblico, con la necessità di riorganizzare alla radice le prestazioni e le modalità di fruizione dei servizi pubblici”.
“Il recupero di efficienza degli apparati pubblici non può essere disgiunto da una maggiore partecipazione dei cittadini ai costi di alcuni servizi, che richiederà una contestuale rigorosa articolazione tariffaria, che realizzi il precetto costituzionale (articolo 53) della concorrenza alle spese pubbliche in ragione della diversa capacità contributiva”.
(in fase di scrittura)