NEW YORK (WSI) – Il sistema bancario europeo gode di una salute migliore delle attese. E’ questa l’idea generale dei grandi fondi americani sui risultati degli “esami” della Banca centrale europea. Anche se c’è chi fa notare come sotto il capitolo dei prestiti non performanti, gli esami sono da considerare decisamente lassi.
“L’aspetto più significativo emerso dalla recente analisi del sistema bancario europeo è l’aver riscontrato una carenza di capitale in un numero ridotto di banche Europee. In uno scenario economico avverso è indubbiamente una posizione decisamente migliore di quanto si sarebbe pensato appena due anni fa”, ha osservato Paras Anand, Responsabile Azionario Europa di Fidelity Worldwide Investment.
“Da allora la situazione è profondamente cambiata, con il crollo dei costi di finanziamento, il miglioramento dei margini di interesse netti e, in alcune economie, segnali che gli accantonamenti per i crediti problematici potrebbero rivelarsi eccessivamente prudenti. Dopo svariati trimestri di riduzione dell’indebitamento delle banche, il sistema è oggi meno strettamente correlato di quanto non lo fosse prima della crisi e certamente le probabilità di contagio transnazionale si sono ridotte in quanto le Banche Centrali nazionali hanno utilizzato la liquidità immessa dalla BCE per rafforzare i rispettivi sistemi bancari”.
“La sfida che si prospetta al settore bancario è profondamente legata al futuro dei mercati sviluppati: finché la fascia di clienti a cui le banche sono disposte a concedere credito non crescerà significativamente, difficilmente il sistema finanziario potrà sostenere la ripresa economica come è invece accaduto in passato. La maggiore credibilità in termini di adeguatezza di capitale è evidentemente un passo positivo, così come la definizione di un quadro normativo omogeneo”.
Complessivamente positivo anche il giudizio degli esperti di Pimco. “Gli esiti della Banca centrale europea sugli stress test sono buoni per il sentiment del mercato se si pensa che sono solo dodici le banche che devono raccogliere ulteriori capitali. Il numero su cui concentrarsi non è dunque 25, in quanto questo non contempla gli istituti che hanno completato l’aumento di capitale nel 2014”, scrive Philippe Bodereau, head of global financial research di PIMCO.
“Tutte le banche della zona euro hanno superato il test con un margine abbastanza grande. Nelle banche delle economie periferiche dell’eurozona abbiamo visto sorprese negativa per l’Italia con Mps rivelando il più grande deficit di capitale e una sorpresa positiva in Grecia, dove non ci sono stati significativi deficit di capitale. Le banche spagnole ne sono venute fuori molto bene come ci aspettavamo”.
Per altri analisti come Mike Shedlock, gli esami si possono considerare una mezza farsa: come si vede nella tabella a fianco si attestano a €879 miliardi i prestiti non performanti (4% del totale), ma la Bce ha riportato solo 48 miliardi di attivi sottocapitalizzati.
“Ci vogliono far credere che ci siano approvvigionamenti adeguati per far fronte alla differenza tra la somma riportata in eccesso dalla banca e la cifra iscritta a bilancio”, scrive l’esperto di sistemi finanziari e mercati sul suo blog.
Chi seriamente può credere che 48 miliardi sia una somma credibile con la Francia, l’Italia e la Spagna sull’orlo della recessione e la Germania che stenta? “Io non ci credo”.
“Improvvisamente le banche spagnole si sono liberate del 100% dei loro prestiti tossici? E i bond sovrani? Si presume che siano 100% senza rischio? La Grecia non aveva dimostrato come i pagamenti dei bond non siano sacrosanti?”, si chiede retoricamente Shedlock, secondo cui gli istituti di credito tedeschi sono destinati a pagare le conseguenze di una eventuale crisi del sistema bancario.
Non sono mancati commenti anche dalla agenzie di rating internazionale e da analisti che hanno messo sotto esame gli stessi stress test.
Standard & Poor’s ha fatto sapere che saranno “limitati”, sempre che ve ne siano, gli interventi sui rating delle banche a seguito degli esami dei bilanci e stress test condotti dalla Banca centrale europea. Semmai, anche se la maggioranza degli istituti di credito ha superato gli esami, disponendo delle soglie patrimoniali previste, l’esercizio “ha mostrato che permangono vulnerabilità. Complessivamente – nota l’agenzia – la valutazione approfondita dei bilanci ha svalutato gli attivi per 48 miliardi di euro mentre ha aumentato del 18 per cento, ovvero di 136 miliardi, la consistenza dei crediti deteriorati”. Inoltre, con una nota di commento S&P rileva che per 31 delle banche sotto esame non sono attesi utili nemmeno nello scenario più favorevole degli stress test.
“A prima vista il numero di banche che hanno fallito il Comprehensive Assessment della BCE e il capitale che queste banche sono costrette a raccogliere sul mercato appare sorprendentemente ridotto. Gli investitori non dovrebbero guardare alle valutazioni della Banca Centrale slegandole dal contesto, ma prendendo in considerazione ciò che è accudo nel corso dell’ultimo anno. Le banche dell’aera Euro hanno reagito per tempo alla revisione della BCE: individuando i crediti deteriorati, aumentato le scorte e la raccolta di capitale (sia ordinario che ibrido), procedendo alla ristrutturazione dei business più datati e alla razionalizzazione degli asset attraverso la vendita delle attività non core in portafolio” ha aggiunto Matthew Williams, analista finanziario di Carmignac Gestion. Che ha aggiunto “Dando uno sguardo al futuro, l’elenco di banche che ha fallito i test e con necessità di rafforzare il capitale rappresenta solo l’inizio di un processo di avanzamento nella regolamentazione. Le banche che hanno sforato l’obiettivo di capitale entro la percentuale dell’1% dovranno probabilmente fare i conti con restrizioni sui rispettivi capitali e business plan. La BCE è stato molto chiara. La ripresa economica non sarà ostacolata dai bilanci delle banche. Ci saranno sempre ostacoli nel processo, ma si tratta comunque di un passo positivo per il settore bancario europeo”.